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DO 05/02/2023

Turno R

Ore 15:00 Biglietti non più disponibili
SA 04/02/2023

Turno T

Ore 15:00 Biglietti non più disponibili
VE 03/02/2023

Turno B

Ore 20:00 Biglietti non più disponibili
DO 29/01/2023

Turno C

Ore 15:00 Biglietti non più disponibili
SA 28/01/2023

Turno F

Ore 15:00 Biglietti non più disponibili
VE 27/01/2023 (Prima)

Turno A

Ore 20:00 Biglietti non più disponibili
Dove:
Opera Carlo Felice Genova
Durata:
Primo atto 60 minuti
Intervallo 25 minuti
Secondo atto 30 minuti
Intervallo 25 minuti
Terzo atto 55 minuti
Durata complessiva 3 ore e 15 minuti
Sono previsti dei cambi rapidi di scena della durata totale di 10 minuti.
 
 

Un ballo in maschera

Amori impossibili, tradimenti, trame svelate, pozioni arcane e un destino inesorabile che si abbatte sullo sventurato protagonista

Melodramma in tre atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Antonio Somma, da Gustave III, ou Le Bal masqué di Eugène Scribe

LA LOCANDINA

Amelia
Carmen Giannattasio
Maria Teresa Leva (28, 4)

Riccardo
Francesco Meli
Angelo Villari (28, 4)

Renato
Roberto de Candia
Mansoo Kim (28, 4)

Ulrica
Maria Ermolaeva
Agostina Smimmero (29, 3)

Oscar
Anna Maria Sarra
Ksenia Bomarsi (28, 4)

Silvano
Marco Camastra

Samuel
John Paul Huckle

Tom
Romano Dal Zovo

Un giudice
Giuliano Petouchoff

Unservo d’Amelia
Claudio Isoardi

Maestro concertatore
e direttore d’orchestra
Donato Renzetti

Regia
Leo Nucci
ripresa da Salvo Piro

Scene
Carlo Centolavigna

Costumi
Artemio Cabassi

Luci
Claudio Schmid

Allestimento
Fondazione Teatri di Piacenza
Teatro Alighieri di Ravenna
Teatro Comunale di Ferrara

Orchestra, Coro e Tecnici
dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro
Claudio Marino Moretti

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Direttore allestimenti scenici
Luciano Novelli
Direttore musicale di palcoscenico
Simone Ori
Maestri di sala
Sirio RestaniAntonella Poli
Maestri di palcoscenico
Andrea GastaldoAnna Maria Pascarella
Altro Maestro del Coro
Patrizia Priarone
Maestro alle luci
Stefania Zanesco
Maestro ai sopratitoli
Bernardo Pellegrini
Assistente del Direttore d’orchestra
Davide Massiglia
Responsabile archivio musicale
Simone Brizio
Direttore di scena
Alessandro Pastorino
Vice Direttore di scena>
Giorgio Agostini
Responsabile movimentazione consolle
Andrea Musenich
Caporeparto macchinisti
Gianni Cois
Caporeparto elettricisti
Daniele Malcontenti
Caporeparto attrezzisti
Tiziano Baradel
Caporeparto audio/video
Walter Ivaldi
Caporeparto sartoria, calzoleria,
trucco e parrucche
Elena Pirino
Coordinatore trucco e parrucco
Raul Ivaldi
Scene e costumi
Fondazione Teatri di Piacenza
Teatro Alighieri di Ravenna
Teatro Comunale di Ferrara
Attrezzeria
Fondazione Teatri di Piacenza
Teatro Alighieri di Ravenna
Teatro Comunale di Ferrara e Rancati
Calzature
Epoca
Parrucche
Mario Audello
Sopratitoli
Prescott Studio

L’opera in breve
di Ludovica Gelpi

La prima idea di stesura di Un ballo in maschera Verdi la ebbe nel 1857. Il compositore aveva visto e apprezzato il «dramma francese» Gustave III ou Le bal masqué di Daniel Auber su libretto di Eugène Scribe, rappresentato la prima volta all’Opéra di Parigi nel 1833, e decise di realizzarne una propria versione. Precedentemente, il dramma era già stato ripreso, con il titolo Il reggente, da Saverio Mercadante e Salvadore Cammarano nel 1843.

Come avveniva spesso in quegli anni, il soggetto scelto, scritto da Verdi con il librettista Antonio Somma, non venne approvato dalla censura. Verdi era a contratto con il Teatro San Carlo di Napoli, e fu proprio a seguito di ripetute e consistenti richieste di modifica che il contratto venne sciolto, non senza conseguenze che portarono le due parti in tribunale, e per le quali il compositore non celò aspro disappunto: «Un Maestro che rispetti l’arte sua e se stesso non poteva né doveva disonorarsi accettando per subbietto d’una musica, scritta sopra ben altro piano, codeste stranezze che manomettono i più ovvii principii della drammatica e vituperano la coscienza dell’artista». In seguito, Verdi decise di proporre l’opera a Roma, in parte anche per ripicca, data la vicinanza a Napoli, anche se per la censura pontificia diversi elementi dell’originale dovettero comunque essere modificati.  Così, Gustavo III re di Svezia divenne prima duca e poi governatore, con il nome di Riccardo; riguardo all’ambientazione Antonio Somma suggerì la Pomerania del XII secolo, proposta non accolta da Verdi, che scelse invece la città di Boston nel Secondo Settecento, in piena guerra d’indipendenza americana. Un ballo in maschera andò in scena per la prima volta al Teatro Apollo di Roma, in occasione del Carnevale, il 17 febbraio 1859. Diversi aspetti della vicenda storica di Gustavo III vennero mantenuti e la nuova ambientazione si rivelò efficace, esotica e affascinante. Verdi volle inoltre delineare con precisione gli elementi guida per l’allestimento, cosa decisamente inconsueta, con la Disposizione scenica per l’opera ‘Un ballo in maschera’, scritta con il direttore di scena Giuseppe Cencetti, prendendo le mosse dalla prima rappresentazione. Tale particolare attenzione si rivelò necessaria in ragione della natura stessa di alcune scene, in cui musica e azione scenica diventano tutt’uno.

Diversi sono gli aspetti di quest’opera che si distaccano dalla produzione precedente e anticipano invece lo stile degli ultimi anni, tanto che Un ballo in maschera si potrebbe definire un’opera ‘sperimentale’. Il Preludio iniziale anticipa i temi che torneranno a svilupparsi durante i tre atti, e nell’insieme non si definisce un solo genere drammatico. Convivono tinte variegate, tragiche, comiche, brillanti, che si rispecchiano nelle molte sfaccettature dei personaggi: Riccardo, un uomo dall’emotività complessa, da una parte politico capace e apprezzato, dall’altra uomo fragile, tormentato dall’amore per la moglie dell’amico fraterno; Amelia, che vorrebbe amare il marito ma è travolta dal sentimento che prova per Riccardo; Renato, che trasfigurato dal desiderio di vendetta passa dall’affetto all’odio più profondo, e ancora i quasi caricaturali Samuel e Tom, congiurati maldestri ma ostinati, e il paggio Oscar, personaggio en travesti, che deve molto alla tradizione operistica francese. Nel finale del terzo atto, in particolare, comico e serio, leggerezza e tragicità, si fondono, e tra la musica della festa da ballo e gli ospiti danzanti, i protagonisti raggiungono l’apice drammatico della storia, nella loro «notte d’orrore».

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