WOLFGANG AMADEUS MOZART
Don Giovanni Ouverture K. 527
FELIX MENDELSSOHN
Concerto per violino e orchestra d’archi in re minore (MWV O 3)
FELIX MENDELSSOHN
Sinfonia n. 1 in do minore, op. 11 (MWV N 13)
Direttore e solista
Fabio Biondi
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
Don Giovanni, uno dei più celebri capolavori mozartiani, è un dramma giocoso in due atti composto nel 1787 su commissione dell’impresario Pasquale Bondini ed eseguito per la prima volta il 29 ottobre dello stesso anno al Nationaltheater di Praga. È sorprendente leggere che, secondo le memorie della moglie Konstanze, l’ouverture venne composta a sole poche ore dalla prima rappresentazione. Si tratta di un brano bipartito e fondato su due temi centrali dell’opera, che vengono però presentati in ordine inverso rispetto all’azione: il tema del Commendatore – il destino che incombe – nell’Andante in re minore, e quello di Don Giovanni – la dimensione complessa ed esuberante – nell’Allegro molto in re maggiore. Sebbene l’attacco lento dell’ouverture sia inconsueto, è proprio tale scelta formale a determinare di fatto la struttura circolare dell’opera, che si apre e si chiude con l’infausto presagio e la sua realizzazione, e vede nella sezione centrale l’articolato e sfaccettato snodo della vicenda.
Il Concerto per violino e orchestra d’archi in re minore risale al 1822, quando Mendelssohn aveva solo tredici anni. Il brano, scritto per il maestro e amico di famiglia Eduard Rietz, era probabilmente destinato all’esecuzione durante le feste private a casa del giovane compositore. Del Concerto non si ebbero notizie fin quando nel 1951, quando il violinista Yehudi Menuhin ne riscoprì il manoscritto, per poi pubblicarlo l’anno successivo. La tonalità minore conferisce al Concerto un carattere agitato, che emerge dal primo Allegro. Con l’Andante, che presenta un tema popolare, viene introdotto un tono più leggero, per concludere senza soluzione di continuità con il brillante Allegro finale. Tutti e tre i movimenti richiedono grande virtuosismo solistico. L’invenzione tematica, considerata l’allora giovane età di Mendelssohn, è notevole. Il compositore dà prova di una scrittura varia, sebbene formalmente ancora molto riferita ai modelli del classicismo.
La prima Sinfonia di Mendelssohn venne composta nel 1824 e venne eseguita per la prima volta a Lipsia il primo febbraio 1827. Nei primi anni ’20 il compositore aveva a lungo sperimentato la composizione di brani di ampio respiro con le due dodici sinfonie per orchestra d’archi, giungendo a una notevole consapevolezza nella gestione di tale organico, finalmente pronto a sperimentare con un gruppo orchestrale ancora più ampio, per il quale i principali modelli furono le ultime sinfonie di Haydn e di Mozart. La Sinfonia n. 1 si apre con un Allegro molto, un movimento vivace e travolgente senza introduzione lenta. L’Andante che segue si presenta canonicamente come momento di leggerezza e lirismo, la cifra innovativa si trova in una struttura formale che si avvicina al rondò. Il Menuetto si rifà al modello mozartiano, ma la fantasia dell’invenzione tematica unita al ritmo danzante lascia intendere le premesse di un approccio molto più personale. L’Allegro con fuoco finale in forma sonata irrompe tumultuoso, spicca il secondo tema affidato al clarinetto sul pizzicato degli archi. La ripresa si avvicina alla forma della fuga.
Ludovica Gelpi