LUDWIG VAN BEETHOVEN
Egmont op. 84
per soprano, voce recitante e orchestra
FRANZ JOSEPH HAYDN
Missa in tempore belli (Paukenmesse) Hob:XXII:9
Voce recitante
Giancarlo Judica Cordiglia
Soprano
Benedetta Torre
Mezzosoprano
Laura Verrecchia
Tenore
Matteo Falcier
Baritono
Alessandro Luongo
Direttore
Riccardo Minasi
Orchestra e Coro dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
In collaborazione con Teatro Nazionale di Genova
Beethoven compose le musiche di scena per Egmont, tragedia del 1788 di Johann Wolfgang von Goethe, tra il 1809 e il 1810. L’idea di realizzare delle musiche di scena per una tragedia già realizzata e pensata senza accompagnamento musicale nacque dalla grande e spontanea ammirazione che il compositore provava per il lavoro del drammaturgo. Come spesso accadeva in quegli anni, la dimensione espressiva di Beethoven seguiva ispirazioni extramusicali spesso legate ai concetti di eroismo, libertà e autodeterminazione dei popoli – concetti che trovavano riscontri immediati nelle contingenze storiche e di conseguenza nella produzione artistica e filosofica del tempo. Nel caso della tragedia goethiana, il soggetto era affine a questa inclinazione, narrando la vicenda del Conte di Egmont (1522–1568), guerriero olandese che durante la guerra degli ottant’anni contro il dominio spagnolo difese i diritti dei Paesi Bassi e per questo venne condannato a morte. Il dramma esplora l’interiorità dell’eroe, personificazione stessa della lotta per l’indipendenza e la libertà nazionale. Il processo creativo si risolse in un’ouverture seguita da nove sezioni che comprendono due arie di Klärchen (la donna amata da Egmont) che Beethoven compose specificatamente per la prima interprete Antonie Adamberger, quattro intermezzi strumentali, un brano che descrive il suicidio dell’amata di fronte alla condanna a morte di Egmont, un melologo di Egmont che durante la prigionia dialoga in sogno con Klärchen (nel quale una voce recitante è accompagnata dall’orchestra), e una sinfonia finale detta “Sinfonia della vittoria”, a celebrare la vittoria degli ideali che sopravvivono alla sconfitta dell’eroe. L’ouverture ha un carattere quasi operistico, con una forma articolata che anticipa i temi e i contenuti del seguente sviluppo – per questo aspetto riassuntivo del contenuto drammatico e per il grande impatto sonoro è spesso eseguita autonomamente. Le arie dedicate a Klärchen «Die Trommel gerühret» e «Freudvoll und liedvoll» sono a propria volta tra le più celebri beethoveniane nel loro genere. Gli intermezzi e il brano dedicato al suicidio di Klärchen mantengono un’impostazione descrittiva ed epica, nonché la grande attenzione alla strumentazione che caratterizza tutte le musiche di scena; fu lo stesso Goethe, che ricambiava l’ammirazione di Beethoven, a suggerirne l’ordine di esecuzione. La prima rappresentazione di Egmont con le musiche di scena si tenne il 15 giugno del 1810 a Vienna, anche se diverse modifiche e adattamenti che portarono alla forma attuale vennero apportate nei mesi a seguire.
La Missa in tempore belli di Franz Joseph Haydn risale al 1796, un periodo della storia europea che vedeva l’amata Vienna del compositore turbata dalle conseguenze della rivoluzione francese e dalle prime imprese napoleoniche. Per diversi anni Haydn non si era occupato di musica sacra anche per ragioni politiche, poiché Giuseppe II – propugnatore dell’assolutismo illuminato – aveva disincentivato tale produzione con l’obiettivo di rendere l’Austria uno stato meno confessionale. Dopo la morte dell’imperatore e dati i nascenti conflitti tra Austria e Francia, anche nell’opposizione tra cattolicesimo austriaco e ateismo francese l’Austria manifestò la propria identità nazionale, e la musica sacra tornò ad essere frequentemente commissionata ed eseguita. Solo nel 1796, Haydn compose due messe: la Missa Sancti Bernardi da Offida e la Missa in tempore belli. Quest’ultima in particolare trasmette con grande intensità la forza della fede cattolica del compositore, nonché il desiderio di riflettere sulla propria contemporaneità attraverso un genere così consolidato dalla storia della musica. Il Kyrie iniziale, la richiesta di perdono a Dio, è sorprendentemente assertivo e trionfale, un carattere ripreso anche nel Gloria. Il Credo introduce al passaggio «Et incarnatus est» il sentimento di dolore di fronte alla vicenda di Dio fattosi uomo. Nel Sanctus e nel Benedictus Haydn esprime poi diverse sfaccettature del rapporto tra uomo e Dio, passando da un tono più intimista e lirico a luminosi momenti di profonda gratitudine. Nell’Agnus Dei è la strumentazione a suggerire l’atmosfera militaresca annunciata dal titolo, con l’uso importante di timpani e trombe (da qui il secondo titolo: Paukenmesse, “Messa dei timpani”); significativamente, è il testo dell’Agnus Dei a raccogliere l’implorazione finale «Dona nobis pacem», che in questo caso trascende il momento liturgico riferendosi anche alle circostanze belliche, di fronte alle quali si invoca la pace terrena.
Ludovica Gelpi