Dramma giocoso in due atti
Musica di Gioachino Rossini
Libretto di Jacopo Ferretti
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LA LOCANDINA
Don Magnifico Marco Filippo Romano /Giovanni Romeo (29, 3)
Cenerentola Hongni Wu/Laura Verrecchia (29, 3)
Dandini Roberto de Candia /Pablo Ruiz (29, 3)
Ramiro Antonino Siragusa/Dave Monaco (29, 3)
Tisbe Carlotta Vichi
Clorinda Giorgia Rotolo
Alidoro Gabriele Sagona/Matteo D’Apolito (29, 3)
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Riccardo Minasi
Regia Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi
Scene e costumi ispirati all’allestimento di Emanuele Luzzati del 1978
a cura della Direzione degli Allestimenti Scenici
Luci Luciano Novelli
Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Maestro ai recitativi Sirio Restani
Direttore allestimenti scenici Luciano Novelli, Direttore musicale di palcoscenico Paloma Brito, Maestri di sala Sirio Restani, Antonella Poli, Maestri di palcoscenico Andrea Gastaldo, Anna Maria Pascarella, altro Maestro del Coro Patrizia Priarone, Maestro alle luci Bernardo Pellegrini, Maestro ai sopratitoli Simone Giusto, Responsabile archivio musicale Simone Brizio, Direttore di scena Alessandro Pastorino, Vice Direttore di scena Giorgio Agostini, Responsabile movimentazione consolle Andrea Musenich, Caporeparto macchinisti Gianni Cois, vice Caporeparto elettricisti Daniele Malcontenti, Caporeparto attrezzisti Tiziano Baradel, Caporeparto audio/video Walter Ivaldi, Caporeparto sartoria, calzoleria, trucco e parrucche Elena Pirino, Collaborazione ai costumi Nicoletta Ceccolini, Coordinatore trucco e parrucco Raul Ivaldi, calzature Epoca (Milano) e C. T. C. Pedrazzoli , parrucche Mario Audello (Torino), sopratitoli Prescott Studio.
Si ringrazia Giuseppe Ragazzini per la collaborazione alla creazione dei fondali e delle animazioni video.
Fotografie di Marcello Orselli dalla prova antepiano
L’opera in breve
di Ludovica Gelpi
Rossini inizia a comporre La Cenerentola sul finire del 1816. Nel giro di appena un mese, l’opera è pronta, e va in scena a Roma, al Teatro Valle, il 25 gennaio 1817. Nonostante qualche iniziale riserva, anche dovuta ai ristretti tempi di preparazione del primo allestimento, La Cenerentola diviene presto un titolo molto apprezzato e rappresentato. Insieme al librettista Jacopo Ferretti, Rossini cerca un soggetto che possa essere rappresentato senza incidenti con la rigida censura dell’ambiente romano. La scelta ricade sulla fiaba di Cenerentola, molto popolare, ricorrente in varie forme sin dai tempi degli antichi egizi, dalla trama sufficientemente lineare e moralmente impeccabile. Particolarmente adatta anche alla trasposizione operistica, la fiaba era già stata messa in musica prima da Nicolò Isouard, su libretto di Charles-Guillaume Étienne, poi da Stefano Pavesi, su libretto di Francesco Fiorini.
Saranno proprio Le Cendrillion di Étienne e Agatina ossia la virtù ricompensata di Fiorini le principali fonti letterarie a cui attingerà Ferretti, che scrive però orientandosi verso una dimensione più realista, e rimuovendo tutti gli elementi fantastici dalla trama originaria.
La musica di Rossini si fa veicolo di una vasta varietà espressiva, descrivendo e al contempo determinando l’azione.
Alcune sezioni – anche considerato il poco tempo a disposizione – sono state prese in prestito da composizioni precedenti, come la sinfonia d’apertura, la stessa che introduceva La gazzetta, del 1816, e alcuni brani dal Barbiere di Siviglia. Di altri brani ancora è stata affidata la composizione a Luca Agolini, come l’aria di Alidoro “Vasto teatro è il mondo”, che è stata in seguito sostituita con la rossiniana “Là del ciel nell’arcano profondo”, e l’aria di Clorinda “Sventurata! Mi credea”.
L’intento drammaturgico è sperimentale, La Cenerentola è un dramma giocoso in cui convergono diversi aspetti che nel secolo precedente erano stati prerogativa dell’opera seria – in particolare la maggior complessità psicologica dei personaggi – con altri più facilmente identificabili nel genere buffo. Si trovano dunque a coesistere personaggi semplici, quasi stereotipici, come Clorinda e Tisbe, con un personaggio serio e profondo come Alidoro, e ancora con Angelina, Ramiro e Don Magnifico, al di fuori di ogni possibile classificazione netta. Il risultato è un’opera dalla comicità sottile, ironica, che si presta a diversi livelli di lettura, nella direzione di un teatro musicale meno circoscritto ad un genere specifico e più ricco di sfumature e contrasti.