ME 29/01/2025 Ore 18:00 Biglietti non più disponibili
Dove:
Sala Buzzati – Fondazione Corriere della sera, Milano

A bridge of music

200 anni di opera italiana negli Stati Uniti (1825-2025)

GIOACHINO ROSSINI
«Nacqui all’affanno… Non più mesta» da La Cenerentola

NICCOLÒ PAGANINI
Introduzione e variazioni in re maggiore «Non più mesta»

GIOACHINO ROSSINI
«Di tanti palpiti» da Tancredi

MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO
Secondo movimento (Lento, grave e triste) dal Concerto n. 3

Mezzosoprano
Elmina Hasan

Violino
Giuseppe Gibboni
(vincitore 56° Premio Paganini)

Pianoforte
Valentina Messa

Intervengono Ferruccio De Bortoli (Presidente Fondazione Corriere della Sera),
Enrico Girardi (Critico musicale Corriere della Sera), Claudio Orazi (Sovrintendente Opera Carlo Felice Genova), Giuseppe Gerbino (Columbia University), Francesco Zimei (Università di Trento), Diana Castelnuovo-Tedesco (Archivio Castelnuovo-Tedesco).

A Bridge of Music è un progetto culturale internazionale ideato dal Sovrintendente Claudio Orazi nel 2016 con lo scopo di valorizzare la musica quale volano della diplomazia culturale tra l’Italia e gli Stati Uniti. Il 2025 segna un momento fondamentale, in quanto ricorre il bicentenario della prima rappresentazione di un’opera lirica italiana negli Stati Uniti (Il barbiere di Siviglia, Park Theatre di New York, novembre 1825).
L’incontro-concerto alla Fondazione Corriere della Sera apre le celebrazioni per il bicentenario, il programma musicale propone musiche di Gioachino Rossini – il cui Barbiere di Siviglia è stato la prima opera italiana rappresentata negli Stati Uniti – Niccolò Paganini, uno dei maggiori esponenti della cultura musicale genovese nel mondo, e Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore fiorentino emigrato negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali e voce unica nel panorama italiano del Novecento.

Il programma si apre con «Nacqui all’affanno… Non più mesta» da La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo, dramma giocoso composto da Rossini nel 1817 su libretto di Jacopo Ferretti dalla favola di Perrault. «Nacqui all’affanno…» è rondò finale della protagonista, salita al trono accanto al Principe e, piena di gioia, pronta a perdonare il patrigno Don Magnifico e le sorellastre. La vocalità della protagonista è uno degli aspetti più affascinanti dell’opera, pur trattandosi di un dramma giocoso Rossini realizzò infatti per lei una linea vocale di ispirazione quasi seria, ornata e virtuosistica, per trasmettere in musica il contrasto tra il materialismo degli altri personaggi e la purezza di Angelica (nome qui dato a Cenerentola per sottolinearne la virtù), quasi personificazione stessa della Bontà.
Proprio a partire dal medesimo tema Paganini realizzò tra il 1817 e il 1819 un ciclo di Variazioni per violino e pianoforte o orchestra. Ricorrono nel catalogo paganiniano diverse variazioni su temi già esistenti, e spesso tratti dal repertorio operistico. Le Variazioni «Non più mesta» furono le prime realizzate su un tema rossiniano, Paganini ne avrebbe composte in seguito altre ispirandosi a Mosè e a Tancredi, trovando una speciale affinità tra la brillantezza della scrittura vocale di Rossini e il virtuosismo caratteristico della propria scrittura per violino. Qui l’esposizione del tema è anticipata da un’introduzione, seguono quattro variazioni in cui il compositore dispiega diverse tecniche violinistiche in un crescendo virtuosistico fino al vivace finale.
A seguire, la cavatina «Di tanti palpiti», uno dei più celebri brani del melodramma eroico Tancredi, composto da Rossini nel 1813 su libretto di Gaetano Rossi dalla tragedia di Voltaire. Tancredi è stato il primo successo nel genere opera seria del compositore, venne apprezzato in particolare per l’intenso melodismo. Nel primo atto il protagonista – interpretato da un contralto – torna a Siracusa di rientro dall’esilio con la speranza di rivedere l’amata Amenaide, alla quale si rivolge idealmente in «Di tanti palpiti». La vocalità di Tancredi si delinea attraverso una scrittura ispirata all’opera seria tardo-settecentesca di grande espressività e raffinate sfumature. Nonostante dalla seconda metà dell’Ottocento e fino agli anni ’50 del Novecento Tancredi sia stata poco rappresentata, la cavatina del protagonista ha sempre goduto di notevole successo.
In chiusura, il Concerto n. 3 di Mario Castelnuovo-Tedesco. Profondamente legato alla storia della sua emigrazione negli Stati Uniti, il Terzo Concerto è stato il primo lavoro realizzato dal compositore una volta giunto a New York nel 1939 per sfuggire alle leggi razziali. Il violinista russo naturalizzato statunitense Jascha Heifetz fu tra i primi ad aiutare Castelnuovo-Tedesco negli States, a lui il è dedicato il Concerto. Dei tre movimenti – Drammatico, Lento, grave e triste, Molto moderato – si esegue in questa occasione il secondo. Nel catalogo di Castelnuovo-Tedesco figurano diversi Concerti per strumento solista e orchestra e molti titoli di musica da camera. Il Concerto n. 3 per violino e pianoforte riunisce i caratteri di entrambi i generi con una scrittura espressiva e molto personale, vi si ritrovano i tratti stilistici principali del compositore, tra i rimandi alla tradizione italiana di fine Ottocento / inizio Novecento e a quella popolare, e una ricerca armonica innovativa. Nelle proprie memorie, a commento del Concerto n. 3, Castelnuovo-Tedesco scrisse: «In questa composizione penso di aver colto il dolore che ho sentito nel lasciare la mia vecchia casa, e qualcosa della speranza per la mia vita nella nuova».

Ludovica Gelpi

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