SA 15/02/2025

Turno F

Ore 15:00 Acquista su VivaTicket o in Biglietteria
ME 12/02/2025

Turno B

Ore 20:00 Biglietti non più disponibili
DO 09/02/2025

Turno C

Ore 15:00 Biglietti non più disponibili
GI 06/02/2025 (Prima)

Turno A

Ore 20:00 Biglietti non più disponibili
Dove:
Teatro Carlo Felice

 

Durata:
Prima parte 60 minuti
Intervallo 25 minuti
Seconda parte 65 minuti
Durata complessiva: 2 ore e 30 minuti

 

 

Andrea Chénier

Il dramma storico di Umberto Giordano diretto da Donato Renzetti, con la regia di Pier Francesco Maestrini

Dramma storico in quattro quadri di Umberto Giordano, libretto di Luigi Illica

Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier Monte-Carlo

Personaggi e interpreti:

Andrea Chénier
Fabio Sartori

Carlo Gérard
Amartuvshin Enkhbat
Stefano Meo (9,12)

Maddalena di Coigny
Maria Josè Siri
Valentina Boi (9, 12)

La mulatta Bersi
Cristina Melis

La contessa di Coigny
Siranush Khachatryan

Madelon
Manuela Custer

Roucher
Nicolò Ceriani

Fléville
Matteo Peirone

Fouquier Tinville
Marco Camastra

Mathieu
Luciano Roberti

Un incredibile
Didier Pieri

L’abate
Gianluca Sorrentino

Il maestro di casa
Franco Rios Castro

Dumas
Angelo Parisi

Schmidt
Andrea Porta

Maestro concertatore e direttore
Donato Renzetti

Regia
Pier Francesco Maestrini

Scene e video
Nicolás Boni

Costumi
Stefania Scaraggi

Coreografia
Silvia Giordano

Luci
Daniele Naldi

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS

Direttore allestimenti scenici
Luciano Novelli

Direttore musicale di palcoscenico
Simone Ori

Maestri di sala
Sirio RestaniAntonella Poli

Maestri di palcoscenico
Andrea Gastaldo, Anna Maria Pascarella

altro Maestro del Coro
Patrizia Priarone

Maestro alle luci
Luca Salin

Maestro ai sopratitoli
Simone Giusto

Responsabile archivio musicale
Simone Brizio

Direttore di scena
Alessandro Pastorino

Responsabile movimentazione consolle
Andrea Musenich

Caporeparto macchinisti
Gianni Cois

Caporeparto elettricisti/cabina luci
Marco Gerli

Caporeparto attrezzisti
Tiziano Baradel

Caporeparto audio/video
Walter Ivaldi

Caporeparto sartoria, calzoleria, trucco e parrucche
Elena Pirino

Coordinatore trucco e parrucco
Raul Ivaldi

Assistente alla regia
Silvia Giordano

Assistente light designer
Paolo Bonapace

Scene, attrezzeria e costumi
Fondazione Teatro Comunale di Bologna, Opéra Garnier Monte-Carlo

Attrezzeria
E. Rancati

Costumi
Sartoria Cimec di Mario Brancati

Calzature
Epoca

Parrucche
Audello Teatro

Sopratitoli a cura della
Fondazione Teatro Carlo Felice

L’opera in breve
di Ludovica Gelpi

Quando nel 1895 iniziò a lavorare ad Andrea Chénier, Umberto Giordano aveva ventotto anni e tre titoli d’opera all’attivo: il primo – Marina, del 1889 – non era mai stato rappresentato, Mala vita, del 1892, era stato tiepidamente accolto, Regina Diaz, del 1894, era stato un fiasco. Giordano si era da poco trasferito a Milano, dove era entrato in contatto con l’ambiente verista e in particolare con il compositore Alberto Franchetti. Quest’ultimo aveva ricevuto dal librettista Luigi Illica un libretto ispirato alla vita del poeta Andrea Chénier, e proprio a Giordano decise di affidarlo per la realizzazione di un’opera. A lavoro compiuto, nonostante le incertezze dell’editore Sonzogno prima e del Teatro alla Scala poi, la prima rappresentazione di Andrea Chénier il 28 marzo 1896 fu un trionfo. Presto l’opera venne ripresa in Italia e in Europa e ad oggi rimane insieme a Fedora (1898) il maggior successo del compositore.
Il soggetto è appunto ispirato alla vita del poeta francese Andrea Chénier (1762-1794), condannato per i propri ideali filo monarchici e costituzionalisti dal tribunale rivoluzionario e giustiziato in pieno Regime del Terrore. Il primo quadro si ambienta nel palazzo dei Conti di Coigny nel 1789, all’alba della Rivoluzione. Ciascuno dei tre personaggi principali, Chénier, la contessina Maddalena e il servo Gérard, rappresenta un diverso punto di vista sul forte contrasto tra l’aristocrazia dell’Ancien Régime e la tensione sempre più palpabile del popolo. Maddalena è una giovane figlia della nobiltà, si dimostra sensibile, ma non si è mai realmente confrontata con contesti alternativi al suo; Chénier è un artista affermato e inserito nell’alta società, della quale denuncia però la superficialità; Gérard vive in prima persona l’amarezza del popolo, alla fine del primo quadro inizia la “propria rivoluzione” inveendo contro i suoi padroni e licenziandosi. Dal secondo quadro l’ambientazione si sposta nella Parigi del 1794, dove la Rivoluzione ha rovesciato la nobiltà ed è sfociata nel Regime del Terrore di Robespierre. Da qui e sino alla fine del quarto quadro, ciascuno dei personaggi viene travolto dalle contingenze storiche. Maddalena, in quanto ex nobile, è costretta a vivere in miseria e clandestinità. Andrea viene identificato come controrivoluzionario, quindi processato e giustiziato. Gérard è diventato luogotenente di Robespierre, ma presto si renderà conto di aver abbandonato la condizione di servo della nobiltà solo per tornare servo, e questa volta di un regime sanguinario e ormai lontano dagli ideali che aveva promesso.
La tensione politica e sociale va di pari passo con quella amorosa, raccontata nella sua espressione più pura e appassionata con la storia tra Andrea e Maddalena e in quella più morbosa e violenta con l’ossessione di Gérard per Maddalena. L’amore è in quest’opera indissolubilmente legato agli avvicendamenti storici, e con essi evolve. Maddalena e Andrea vivono il sentimento come vera e unica via di salvezza, così forti della loro unione da avanzare insieme verso il patibolo in preda all’estasi. Gérard arriva a voler rapire e poi violentare Maddalena, e solo una volta trovatosi di fronte al vero volto di un sistema oppressivo e corrotto proverà pentimento.
Andrea Chénier viene considerato uno dei capolavori del repertorio verista, eppure il realismo e l’accuratezza della trasposizione storica si coniugano ad una dimensione eroica animata dai profondi ideali e sentimenti che avrebbero potuto abitare un’opera seria di compostezza händeliana. Questo aspetto di per sé drammaturgico ha un’importante ripercussione sul piano musicale e rivela la singolarità dell’incontro tra Illica e Giordano. Da una parte, un librettista in grado di cogliere e rielaborare il potenziale drammatico della storia di Chénier, quasi un eroe per antonomasia. Dall’altra un compositore pronto ad adattare il proprio linguaggio alla miglior espressione possibile del soggetto, in sintonia tanto con la miseria della quotidianità quanto con lo slancio dello spirito in fiamme. Giordano adoperò una scrittura diretta ed efficace, a tratti quasi declamatoria e in questo tipicamente verista, espresse a pieno il proprio talento melodico e la propria vena passionale. A tutto ciò aggiunse il contrasto di tinte più tragiche, che emerge sia nel lirismo di brani celebri come «Un dì all’azzurro spazio» e «La mamma morta», sia nei momenti corali, che trasmettono nelle sue molte sfaccettature l’impeto di una collettività sconvolta.

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