AARON COPLAND
Concerto per clarinetto e orchestra
WILLIAM GRANT STILL
Afro-American Symphony
HECTOR BERLIOZ
Les nuits d’été per voce e orchestra op. 7
Clarinetto
Valeria Serangeli
Mezzosoprano
Dame Sarah Connolly
Direttore
Riccardo Minasi
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
Aaron Copland iniziò a comporre il suo Concerto per clarinetto e orchestra nel 1947, per giungere nel 1949 alla forma definitiva poi pubblicata. Il primo movimento “Slowly and expressively” è caratterizzato dal contrasto tra un carattere nostalgico ed elegiaco che si rifà allo stile francese, in particolare a Ravel, e una forma insolita, quasi “aperta”. La trama armonica e la linea melodica sono in continua variazione, e contribuiscono in questo al senso di rarefazione e sospensione del tono rapsodico generale. Il secondo movimento “Rather fast”, dal ritmo brillante e vivace, raccoglie diverse influenze popolari sia del Nord sia del Sud America, il virtuosismo di stampo jazz e ragtime ne fa una pagina di complessa esecuzione per il clarinetto solista. La natura articolata e fortemente evocativa anche nel contrasto tra i due movimenti ha presto reso il Concerto uno dei più affermati nel repertorio novecentesco per clarinetto, e ha ispirato nel 1951 la creazione del balletto The Pied Piper del coreografo Jerome Robbins.
La Afro-American Symphony risale al 1930, con questo lavoro William Grant Still realizzò un racconto sinfonico denso e concentrato della cultura musicale afroamericana di inizio Novecento. L’ispirazione non fu solo musicale, infatti il compositore associò a ciascuno dei quattro movimenti un titolo (Longing, Sorrow, Humor e Aspiration) e alcuni versi da poesie di Paul Laurence Dunbar (1872-1906), poeta e romanziere la cui ricerca sulla cultura afroamericana si svolse sia nei contenuti sia nella forma, in particolare nell’uso dei dialetti afroamericani del secondo Ottocento. Sin dal primo movimento, Moderato assai, Still impiega ritmi e progressioni tipici del blues, amplificati nella scrittura orchestrale ed esplorati sino alle radici dei canti di lavoro dai quali il blues stesso si è originato. Il secondo movimento, un Adagio, ha un tono più malinconico e spirituale. L’Animato porta un’atmosfera di luce e festa, a cui segue la riflessione finale del Lento, espressione di orgoglio di una comunità e fede in un futuro migliore. La Sinfonia esprime al meglio il lavoro di Still, la cui esperienza di direttore delle orchestre di Los Angeles e New Orleans si univa all’intensa attività con numerosi complessi jazz a creare una commistione unica di stili.
Les nuits d’été, sei melodie per voce e orchestra, nacquero inizialmente nella versione per voce e pianoforte, a cui Berlioz lavorò tra il 1840 e il 1841. Il compositore era solito rielaborare il materiale già realizzato, così negli anni successivi riprese le melodie per crearne una versione orchestrale che completò nel 1856. Non si trattò di un puro esercizio di orchestrazione, infatti Les nuits erano altamente rappresentative dello stile romantico di Berlioz, per il quale l’espressività sinfonica era sempre stata più efficace di quella pianistica. I testi scelti per questa raccolta sono di Théofile Gautier, contemporaneo di Berioz e legato nella sua poesia al medesimo ambiente romantico; si tratta di sei testi incentrati sul tema dell’amore: Villanelle, Le spectre de la rose, Sur les lagunes, Absence, Au cimetière, L’île inconnue. L’idea compositiva non fu quella di realizzare una raccolta di canzoni, bensì un ciclo coeso, che avesse ragione di essere eseguito integralmente. Berlioz caratterizzò ciascuna delle sei melodie nell’ottica di un percorso tra affetti che si apre con il brio di Villanelle, seguono le atmosfere più scure e liriche di Le spectre de la rose, Sur les lagunes, Absence e Au cimitière. La rinnovata leggerezza di L’île inconnue è apparente, poiché nasconde una velata e amara ironia. L’orchestrazione delle Nuits rivela un Berlioz inedito, meno eclettico e più intimista, incline a una scrittura ricercata ma sottile, che favorisce l’impostazione liederistica iniziale pur donando un colore timbrico vario e d’impatto all’insieme orchestrale.
Ludovica Gelpi