Balletto in due atti di Pëtr Il’ič Čajkovskij, dal racconto Nußknacker und Mausekönig di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann
Personaggi e interpreti principali:
Marie
Elya Aslanyan (15.00)
Anahit Vasilyan (20.00)
Prince
Andrei Gukasian (15.00)
Yura Martirosian (20.00)
Drosselmeyer
Sevak Avetisyan (15.00)
Grigor Grigoryan (20.00)
Fairy
Mariam Garajyan (15.00)
Tatevik Bolshikyan (20.00)
Nutcracker
Garegin Babelyan (15.00)
Vahe Babajanyan (20.00)
Mouse King
Artashes Hakobyan (15.00)
Armen Zakaryan (20.00)
Armenian National Ballet
Direttore
Karen Durgaryan
Coreografia
Georgy Kovtun da Marius Petipa
Scene e costumi
Vjačeslav Okunev
Orchestra, Coro di voci bianche e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro di voci bianche Gino Tanasini
Il balletto in breve
di Ludovica Gelpi
La storia dello Schiaccianoci – uno dei titoli di balletto più rappresentati nei teatri di tutto il mondo – inizia nel 1890, quando il direttore del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo Ivan Vsevoložskij commissionò a Čajkovskij, reduce dal successo della Bella addormentata, un doppio spettacolo di opera e balletto. L’opera in questione sarebbe stata Iolanta, mentre per il balletto si pensò al racconto di E.T.A. Hoffmann Nußknacker und Mausekönig (1816). Čajkovskij lavorò insieme al coreografo Marius Petipa ad un adattamento più leggero della storia di Hoffman, di per sé troppo complessa e solo apparentemente rivolta ad un pubblico giovane, per ottenere uno sviluppo più lineare. A questo proposito presero anche spunto dall’adattamento che del racconto aveva realizzato Alexandre Dumas in lingua francese. La trama segue così la magica avventura di una bambina, Marie (in alcune versioni Clara), e del pupazzo schiaccianoci che le viene regalato alla festa di Natale. Nel cuore della notte lo Schiaccianoci prende vita, insieme a lui Marie sconfigge il Re dei topi e le sue schiere; lo Schiaccianoci si trasforma in un Principe e accompagna Marie attraverso una foresta innevata per giungere nel Regno dei dolciumi, dove entrambi vengono accolti dalla Fata Confetto con diverse danze esotiche e colorate. Nonostante lo sviluppo semplificato della storia, il compositore incontrò non poche difficoltà nella realizzazione del balletto, per motivi personali ma anche per la difficoltà di trovare un linguaggio efficace nella resa di una così profonda e pura espressione infantile. Un importante punto di svolta fu la decisione di integrare nell’organico orchestrale alcuni strumenti-giocattolo, come una trombetta, dei tamburi e dei sonagli, e la celesta, strumento che Čajkovskij aveva scoperto da poco e che decise di impiegare per introdurre il personaggi della Fata Confetto (una scelta che oggi può sembrare scontata, ma che allora era inusuale e si rivelò di grandissima efficacia). Quando Petipa si ammalò, la produzione del balletto passò nelle mani di Lev Ivanov, il quale oltre ad aver già collaborato con Petipa e Čajkovskij per La bella addormentata aveva anche uno spiccato talento musicale. Nel 1892 l’orchestrazione del balletto era quasi completata, tanto che una prima versione in forma di suite orchestrale (costituita dall’ouverture e da otto numeri) venne eseguita a San Pietroburgo il 19 marzo con un caloroso successo. Il 18 dicembre 1892 Lo schiaccianoci andò in scena per la prima volta al Teatro Mariinskij.
Esiste una cifra ineffabile che definisce profondamente lo stile di un compositore, la musica di Čajkovskij ne è un esempio calzante, e in questa sua cifra la dimensione del fiabesco, anche velata da una speciale forma di malinconia, è spesso presente. Il compositore racconta in musica gli elementi portanti della drammaturgia dello Schiaccianoci – l’ambientazione prima domestica, poi misteriosa e fiabesca, il mondo fantastico dei giochi che prendono vita, il filtro spontaneo e sognante dello sguardo di Marie che amplifica stupore e meraviglia. Di numero in numero si procede attraverso un caleidoscopio di sfumature ed espressioni varie ma tutte riconoscibili nello stile inconfondibile del compositore. La struttura del balletto, che in particolare nel secondo atto si costella di una serie di danze ispirate a diverse tradizioni popolari e ben caratterizzate (non avendo quindi il discorso musicale modo di estendersi e svilupparsi secondo gli spazi tipici della musica sinfonica), permise a Čajkovskij di focalizzarsi sui tratti specifici di ciascun numero con un linguaggio più diretto e immediato, ottenendo un risultato dalla portata evocativa unica.