Dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti, libretto di Salvatore Cammarano dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott
Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna e l’ABAO-OLBE di Bilbao
Personaggi e interpreti:
Enrico
Franco Vassallo
Lucia
Nina Minasyan
Edgardo
Iván Ayón Rivas
Arturo
Paolo Antognetti
Raimondo
Luca Tittoto
Alisa
Alena Sautier
Normanno
Manuel Pierattelli
Maestro concertatore e direttore
Francesco Ivan Ciampa
Regia
Lorenzo Mariani
Scene
Maurizio Balò
Costumi
Silvia Aymonino
Luci
Marco Filibeck
Video
Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Figuranti
Diana Dallera, Daniela Palladino, Linda Piardi, Anastasia Crastolla, Simone Campisi, Davide Riminucci, Fabrizio Carli, Martino Ambrosini
Direttore allestimenti scenici
Luciano Novelli
Direttore musicale di palcoscenico
Simone Ori
Maestri di sala
Sirio Restani, Antonella Poli
Maestri di palcoscenico
Andrea Gastaldo, Anna Maria Pascarella
altro Maestro del Coro
Patrizia Priarone
Maestro alle luci
Luca Salin
Maestro ai sopratitoli
Simone Giusto
Assistente alla regia
Christian Rivero
Responsabile archivio musicale
Simone Brizio
Direttore di scena
Alessandro Pastorino
Responsabile movimentazione consolle
Andrea Musenich
Caporeparto macchinisti
Gianni Cois
Caporeparto elettricisti/cabina luci
Marco Gerli
Caporeparto attrezzisti
Tiziano Baradel
Caporeparto audio/video
Walter Ivaldi
Caporeparto sartoria, calzoleria, trucco e parrucche
Elena Pirino
Coordinatore trucco e parrucco
Raul Ivaldi
Scene e attrezzeria
Fondazione Teatro Carlo Felice
Fondazione Teatro Comunale di Bologna
ABAO-OLBE di Bilbao
Costumi
Low Costume
Calzature
Pompei
Parrucche
Mario Audello
Sopratitoli
Fondazione Teatro Carlo Felice
L’opera in breve
di Ludovica Gelpi
Quando Donizetti iniziò a lavorare a Lucia di Lammermoor, nel maggio del 1835, aveva all’attivo più di cinquanta lavori di teatro musicale. Come spesso accadeva all’impegnatissimo compositore bergamasco, il tempo a disposizione per la realizzazione del nuovo progetto era molto limitato. La scelta del soggetto ricadde su The Bride of Lammermoor di Walter Scott, pubblicato nel 1819 e già fonte di ispirazione di diverse trasposizioni musicali. Donizetti lavorò al suo adattamento insieme al librettista Salvatore Cammarano nell’arco di soli due mesi, e Lucia di Lammermoor fu conclusa nel luglio dello stesso anno. La prima rappresentazione si tenne al Teatro San Carlo di Napoli il 26 settembre, con Fanny Tacchinardi e Gilbert Duprez nelle parti di Lucia e Edgardo. L’interpretazione di elevato livello tecnico offerta da Tacchinardi fu uno dei motivi del successo immediato dell’opera, che iniziò da subito a circolare con calorosissima accoglienza, ed è da allora considerata il maggior capolavoro serio di Donizetti.
Lucia di Lammermoor racchiude in sé diversi elementi che ne fanno un vero e proprio emblema del romanticismo operistico. L’ambientazione – Scozia, XVI secolo – ha tinte scure e misteriose, il contesto sociale è turbato da forti tensioni politiche, e fin dal principio emergono i principali contrasti interiori dei singoli personaggi (secondo schemi molto radicati nella dimensione borghese ottocentesca che ispirava musicisti, artisti e scrittori della contemporaneità di Scott, Donizetti e Cammarano). Il tema della pazzia trova il suo cuore drammaturgico nel personaggio di Lucia, scritto sia narratologicamente sia musicalmente con un’intensità espressiva rara. Lucia viene presentata come una fanciulla fragile, scossa dalla recente perdita della madre e profondamente innamorata di un amore impossibile. Il suo distacco dalla realtà si presagisce poco dopo la sua prima apparizione, quando confessa alla damigella Alisa la visione del fantasma di una fanciulla, un suo alter-ego, morta per mano di un antenato di Edgardo. Nello svolgimento Lucia va via via scendendo dentro ad una spirale di pazzia, come meccanismo di difesa di quella stessa grande fragilità di fronte alle insopportabili pressioni famigliari e alla presunta perdita del proprio amore, fino al punto da rivelare la parte di sé più violenta con l’assassinio del novello sposo Arturo (di una violenza terribile e resa ancora più enigmatica e inconfessabile dal fatto che si svolge fuori scena). Enrico è un fratello e capofamiglia irascibile ed egoista, e cerca di sfruttare la fragilità di Lucia per i propri interessi politici fino a che la pazzia di lei non gli si ritorce contro. Edgardo è temerario e determinato, ma a propria volta fragile e infine autodistruttivo. Raimondo e Normanno sostengono il trio principale in modo antitetico, il primo cerca di appianare le discordie, il secondo partecipa invece ad alimentarle. È molto importante poi l’effetto di amplificazione della tensione dato dalla forte presenza della sfera sociale che circonda i protagonisti, con gli armigeri, i servitori e domestici del castello di Ravenswood e gli abitanti di Lammermoor.
La narrazione e lo sviluppo drammaturgico sono molto densi ma lineari – il lavoro di Cammarano sul testo di Scott fu proprio finalizzato a portarne alla luce i tratti essenziali senza limitare, anzi esaltando, la carica drammatica e romantica del romanzo originario – lo stesso avviene per la scrittura musicale di Donizetti, di profonda espressività ma anche diretta e sostenuta da una struttura formale ‘classica’. Procede nelle linee vocali la ricerca di maggior verosimiglianza che Donizetti svolgeva contemporaneamente ad altri compositori come Bellini e Verdi (ricerca che avrebbe portato alla nascita del melodramma moderno), al contempo però spicca la parte di Lucia, la cui linea è più ricca e articolata, con un effetto volutamente astratto proprio per sottolineare una dimensione interiore profondamente lontana da quelle degli altri personaggi. Lucia di Lammermoor è un’opera di singolare compattezza e di grande impatto emozionale, ed è la commistione unica di questi due elementi a farne uno dei principali archetipi dell’opera ottocentesca.