WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sinfonia n. 11 in re maggiore K. 84 (73q)
CARLO MONZA
Sinfonia in re maggiore La tempesta di mare
GIOVANNI BATTISTA SAMMARTINI
Sinfonia in sol minore JC 57
ANGELO MARIA SCACCIA
Concerto per violino in mi bemolle maggiore
ANTONIO BRIOSCHI
Sinfonia in re maggiore
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Concerto per violino e orchestra n. 7 in re maggiore K. 271a
Direttore e solista
Fabio Biondi
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
Un nuovo appuntamento con il ciclo di concerti Mozart l’italiano indaga il rapporto significativo tra la scuola milanese, che ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo della musica sinfonico-strumentale attorno alla metà del ‘700, e il genio di Mozart.
La scuola sinfonica milanese nacque nella prima metà del Settecento, allora l’importante influenza austro-ungarica su tutta l’area lombarda favoriva occasioni di scambio e sperimentazione, fu così che diversi compositori si concentrarono su una ricerca molto innovativa attorno alla musica strumentale. Antonio Brioschi, Carlo Monza e Angelo Maria Scaccia furono tra i principali esponenti della scuola milanese, ciascuno allievo del capostipite Giovanni Battista Sammartini. Il loro lavoro segnò il passaggio dal più barocco genere del concerto grosso alla sinfonia.
Nel contesto sinfonico, molti furono i significativi apporti della scuola milanese. Innanzi tutto, venne stabilizzata la struttura in tre movimenti, a questo proposito fu di grande rilevanza il lavoro di Antonio Brioschi, che tra gli anni Trenta e Cinquanta si dedicò esclusivamente – stando ai titoli a noi pervenuti – alla composizione di sinfonie tripartite, garantendo insieme a Sammartini un’impostazione stilistica definita e riconoscibile. Anche la sinfonia avanti l’opera iniziava a guadagnare una propria autonomia, ne è esempio La tempesta di mare di Carlo Monza, inizialmente composta come ouverture dell’opera Ifigenia in Tauride del 1784, dalla forma tripartita Allegro – Adagio – Allegro assai. Alla struttura classica si aggiunge una vitalità accesa, dai toni intensi, ispirati alle prime correnti stürmisch che stavano nascendo oltralpe nello stesso periodo. Il concerto per solista e orchestra venne a propria volta approfondito e sviluppato, con particolare attenzione al concerto per violino e pianoforte. Tra gli altri esponenti della scuola milanese, Angelo Maria Scaccia, compositore e violinista, contribuì nello specifico a questo genere, determinando l’unione tra lo stile sinfonico italiano e la scrittura virtuosistica per il violino.
Come è ben noto, sin da giovanissimo Mozart visitò l’Italia in diverse occasioni con il padre Leopold, in ciascun caso si trattò di tappe fondamentali nella sua formazione. A Milano ebbe modo di incontrare Sammartini nel 1770, e conobbe da vicino l’ambiente musicale della città, dove gli vennero commissionate quattro sinfonie e l’opera Mitridate re di Ponto. Tra queste, la Sinfonia n. 11 K. 84, che si basa proprio sulla forma tripartita italiana con sorprendente padronanza nell’articolazione orchestrale e inventiva stilistica. A qualche anno dopo risale il Concerto per violino in re maggiore K. 271, composto a Salisburgo nel 1777. La paternità di questo concerto è stata a lungo discussa, ma sembra infine potersi definitivamente attribuire a Mozart. Qui ritorna la struttura italiana, unita ad un estro singolare per quanto riguarda il virtuosismo solistico e al gusto mozartiano che aveva ormai assunto una forma propria e inconfondibile.