WOLFGANG AMADEUS MOZART
Cassazione in sol maggiore Finalmusik K. 63
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Serenata n. 13 in sol maggiore Eine Kleine Nachtmusik K. 525
SERGEJ PROKOF’EV
Sinfonia n. 1 in re maggiore Classica op. 25
Direttore
Wolfram Christ
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
La storia della Cassazione K. 63 è piuttosto nebulosa, il manoscritto non reca firma né data. Nonostante qualche dubbio che tutt’ora permane circa la paternità della composizione, la maggior parte degli studiosi concorda nell’attribuirla a Mozart, e nel collocarla attorno alla fine degli anni ’60 del Settecento. Si tratta di un lavoro giovanile, che Mozart compose attorno all’età di tredici o quattordici anni, probabilmente con qualche intervento del padre Leopold, la cui grafia è stata rilevata in diverse correzioni alla partitura. La Cassazione è formata da sette brani per un organico che comprende due oboi, due corni in sol e archi. L’insieme si mantiene semplice e lineare, e può essere letto come un esercizio di composizione, particolarmente utile proprio data la forma che permette di sperimentare diverse tecniche per ciascun brano. Non è un caso che il genere della Cassazione sia stato frequentato da Mozart durante i suoi primi anni di attività, sempre con un’attitudine leggera e disimpegnata, mentre durante la maturità l’abbia abbandonato in favore di generi di più articolata strutturazione. Rimane aperta la possibilità che l’assenza di una firma s’abbia da ricondurre all’assenza di un compositore unico, e che questa Cassazione sia dunque una miscellanea di brani di varia provenienza.
La Serenata n. 13 venne composta nell’estate del 1787, durante un breve periodo di pausa dalla composizione di Don Giovanni. La destinazione della Serenata era probabilmente un’occasione di festa in un contesto relativamente ristretto, sebbene l’organico non sia propriamente cameristico. Il carattere di questo brano lascia sospettare che per Mozart si sia trattato di un piacevole momento di svago, dove esprimere con la consapevolezza maturata a Vienna certi sentimenti che erano stati della sua giovinezza salisburghese, e che avevano trovato la miglior espressione proprio attraverso serenate e divertimenti. L’Allegro d’apertura, in forma-sonata, è uno dei brani più celebri della storia della musica, dal ritmo e dalla melodia inconfondibili, che esprimono a pieno l’idea di un’atmosfera festosa e danzante, apprezzatissimo dal pubblico d’allora e dal pubblico di ora. Segue poi una Romanza di grande espressività, in cui la danza si fa più distesa e dolce. Il terzo movimento, Minuetto e Trio, ha una equilibratissima funzione di passaggio tra il secondo e l’ultimo tempo, unendo alla dolcezza della romanza un piglio più deciso, in preparazione al Rondò, dove si ritrova l’impeto gioioso che aveva introdotto la Serenata, con una qual certa tensione verso la forma-sonata, in cui lo sviluppo aggiunge un tratto vagamente turbato che dà ulteriore colore al tutto.
La Sinfonia Classica nasce proprio dall’intento dichiarato di comporre nello stile di Haydn, particolarmente congeniale a Prokof’ev durante gli anni di studio a San Pietroburgo. Questa scelta non voleva cadere nel puro esercizio di imitazione, si trattava piuttosto una rilettura dello stile classico con strumenti aggiornati e secondo una prospettiva inscindibile dal contesto storico assai diverso. Prokof’ev si interrogò su come Haydn avrebbe composto se fosse vissuto al suo tempo, e nell’estate del 1917, appena prima che la Rivoluzione lo inducesse a trasferirsi in America, ultimò la sua prima sinfonia, che venne eseguita sotto la sua stessa direzione a Leningrado il 21 aprile 1918. Formalmente questa sinfonia ripercorre gli esatti stilemi del modello classico viennese, con il primo movimento, Allegro, in forma-sonata, il Larghetto dall’andamento lirico e melodico, la Gavotta come rimando alla danza settecentesca e il vivacissimo Finale. Il maggior elemento di innovazione, la quota novecentesca del brano, è un uso dell’armonia sicuramente meno stabile e misurato, più imprevedibile. Rimangono evidenti alcuni degli aspetti che definiscono la personalità musicale di Prokof’ev, come la ritmica percussiva e una sottile ironia; ciò conferma ulteriormente l’originalità della composizione, in cui la presenza di un ‘io’ compositivo ben definito si percepisce in modo chiaro.