Intervengono il Sovrintendente Claudio Orazi, il Direttore Artistico Pierangelo Conte, il Prof. Fabrizio Callai e il musicologo Francesco Zimei
Sono lieto di presentare l’edizione critica di questo importante lavoro sacro della piena maturità di uno dei più importanti compositori romantici italiani: Saverio Mercadante. Dopo il ritrovamento, da parte dello scrivente, del manoscritto genovese di questa Messa solenne in sol minore per soli, coro e orchestra presso l’archivio Durazzo Giustiniani, di concerto con la Sovrintendenza dell’Opera Carlo Felice – assai sensibile alla ricerca musicologica specialmente in ambito cittadino – si decise di dare seguito ad una serie di iniziative volte alla riscoperta di una parte di storia musicale del Capoluogo ligure ruotante sulla “Cantoria” della Chiesa di S. Ambrogio; essa costituiva decisamente una delle istituzioni stabili italiane più importanti per la diffusione del repertorio sacro via via aggiornato dai Marchesi Pallavicini e Pallavicino che, a metà del XIX secolo, detenevano il patronato sulla plurisecolare Cappella musicale, fondata da un loro ascendente sullo scorcio del ’500. La Messa, composta a Napoli intorno al 1861/62 e concepita per 4 solisti maschili, coro a 3 voci pari maschili e orchestra di grandi dimensioni, fu eseguita domenica 19 Gennaio 1868 in occasione della festa di N.S. della Provvidenza sotto la direzione di Angelo Mariani. Accanto alla pubblicazione dell’edizione critica che ci accingiamo a presentare e che è inserita nella collana “Civiltà musicale genovese” diretta da Claudio Orazi e Francesco Zimei (LIM, Lucca), la Messa è stata anche oggetto di una completa esecuzione da me diretta con i complessi artistici del Carlo Felice e con un cast vocale di grande levatura rappresentato dai due tenori liguri Francesco Meli e Matteo Lippi, Mario Cassi, baritono, e Nicola Ulivieri, basso-baritono. Tale registrazione, disponibile in cd per l’etichetta genovese Dynamic, rende vive le pagine della partitura in oggetto e mi auguro possa far riscoprire con piacere – ed una sana dose di orgoglio – il fulgido passato musicale della nostra Genova.
Fabrizio Callai