KAREL BERMAN
Family – Home da Reminiscences
PAVEL HAAS
Suite per oboe e pianoforte
KAREL BERMAN
Factory da Reminiscences
PAVEL HAAS
Sedm písní v lidovém tónu
(Sette canti in tono popolare)
ILSE WEBER
Wiegala
(Ninna nanna)
PAVEL HAAS
Čtyň pisně na činskou poezii
(Quattro canzoni su poesie cinesi)
KAREL BERMAN
New Life da Reminiscences
Mezzosoprano
Simona Marcello
Contralto e voce recitante
Patrizia Battaglia
Baritono
Matteo Armanino
Oboe
Guido Ghetti
Pianoforte
Patrizia Priarone
Letture da Dal profondo dell’inferno. Canti e musica al tempo dei lager
di Leoncarlo Settimelli
Tra le più gravi perdite artistiche sofferte dalla Cecoslovacchia a causa della Seconda Guerra mondiale una delle più rimarchevoli è stata senz’altro quella di Pavel Haas (Brno, 1899 – Auschwitz, 1944); se si escludono il periodo iniziale a Saartbrücken e gli ultimi tre anni trascorsi nel campo di concentramento di Terezin, la sua vita è strettamente legata a Brno e al circolo musicale che ruotava intorno alla figura di Janáček, di cui fu allievo tra il 1920 e il 1922. Questo ovviamente non gli impedì di essere influenzato dalle altre correnti che animavano la vita musicale di quegli anni. Le sue composizioni da camera, soprattutto durante il periodo dell’occupazione e della prigionia mostrano una profonda intensità espressiva che alterna disperazione, speranza, spirito combattivo e in generale l’odio verso coloro che calpestavano la legge e la dignità umana. La Suite per oboe e pianoforte fu scritta tra il luglio e l’ottobre del 1939 allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, pochi mesi dopo l’occupazione tedesca (15/16 marzo 1939). Il primo movimento esprime un moto di ribellione a fronte della depressione dovuta alla consapevolezza che l’occupazione nazista era una trappola senza via di fuga. Le agitate emozioni dell’inizio trovano sollievo solo nella pace dell’eco del Corale medievale di San Venceslao, di cui ritroveremo eco anche nei Quattro canti su poesie cinesi per baritono. Nel secondo movimento il Corale di San Venceslao assume veste più combattiva, in particolare mischiandosi col ritmo enfatico della canzone hussita Ktoz jsú bozi bojovnici (Coloro che sono soldati di Dio). Il suono delle campane ordinato dai nazisti per celebrare la vittoria introduce l’atmosfera di sfida presente al termine di questa sezione. All’inizio della terza sezione l’autore presenta per la prima volta il tema di San Venceslao nella sua antica forma originale e termina con la celebrazione della fede nella vittoria finale delle nazioni soggiogate. Tra la Suite per oboe e orchestra e la Sinfonia per orchestra (1940-41), le due potenti risposte di Pavel Haas all’occupazione nazista della Cecoslovacchia, vengono composti i Sedm písní v lidovém tónu (Sette canti in tono popolare, 1940), nei quali il compositore si rifugia temporaneamente nella quiete della musica popolare. Lungi dall’essere soltanto una pausa di svago questi componimenti più leggeri implicano un cambiamento artistico definitivo. La cosa più curiosa è che Haas per i testi non attinge direttamente alle fonti folk, ma usa un intermediario, ossia musicando sette poemi composti da František Ladislav Čelakovsky scritti nello stile della musica folk boema, anche se il punto di partenza furono i testi moravi. Le conseguenze di questa dicotomia è che abbiamo ben distinti brani in stile moravo (Dárek z lásky o Prípovêd’) accanto al brano conclusivo (Statečny jonák) nel cui accompagnamento pianistico sentiamo echi di bande zigane evocanti l’aurea immagine della Slovacchia. I Quattro canti su poesie cinesi furono composti su richiesta del basso Karel Berman tra febbraio e aprile del 1944 nel campo di Terezin. Haas scelse di musicare quattro poemi tratti da Nuove canzoni dall’Antica Cina tradotte da B. Mathesius. Chiaramente i testi evocano una realtà profondamente diversa da quella vissuta quotidianamente nel campo di Terezin, sono intrisi di nostalgia per la casa lontana e anelano a un ritorno a una vita serena, toccando così le corde più intime care non solo al compositore ma a tutti coloro che assistettero alla prima esecuzione il 22 giugno 1944. Il 17 ottobre dello stesso anno la vita di Haas avrebbe avuto termine nel campo di sterminio di Auschwitz. I Quattro canti sono organizzati all’interno di uno schema formale ben preciso (grave – animato – grave – grave), con una gioiosa coda finale che richiama all’anelato nuovo giorno in cui si ritroverà la libertà. A dominare tutta la composizione è, come si diceva, il pensiero fisso per la casa lontana che ha un leitmotiv ben chiaramente esposto nel primo, terzo e quarto componimento tutte le volte che il testo chiaramente evoca l’immagine nostalgica tramite il ritmo sincopato tipico delle canzoni morave, suggerendo così implicitamente a cosa stia pensando il compositore. A fare da cornice alle composizioni di cui sopra abbiamo la Suite per pianoforte Reminiscences composta a partire dal 1938 proprio da quel Karel Berman che in così stretti rapporti era con Pavel Haas. La curiosità principale di questa successione di brani che chiaramente nei titoli evoca le diverse fasi dell’occupazione tedesca e della vita nei campi di concentramento è che in questo raro caso abbiamo un sopravvissuto che nel 1957 ha dato assetto definitivo includendo il movimento finale New Life, una nuova vita solo sperata da Pavel Haas che conobbe altro destino.
Matteo Armanino