SILVIA COLASANTI
Arianna e il Minotauro
nuova versione per attore, soprano e orchestra – prima esecuzione assoluta
Commissione Fondazione Teatro Carlo Felice e GOG
CLAUDE DEBUSSY
Nocturnes L. 91, CD. 98
SERGEJ RACHMANINOV
Danze sinfoniche op. 45
In occasione del 150° anniversario della nascita di Sergej Rachmaninov
(1873 – 1943)
Soprano
Irene Cerboncini
Attore
Pietro Fabbri
Direttore
Donato Renzetti
Orchestra e Coro dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Il programma di Rachmaninov 150 si apre con la prima esecuzione assoluta di Arianna e il Minotauro nella nuova versione per attore, soprano e orchestra di Silvia Colasanti – compositrice tra le più influenti della scena contemporanea italiana ed europea. La poetica di Colasanti si articola «tra gusto “materico” del suono, forte lirismo e ricchezza di registri», le sue composizioni vengono regolarmente eseguite dalle più importanti istituzioni musicali a livello internazionale. Nella nota introduttiva ad Arianna e il Minotauro si legge: «in Arianna e il Minotauro, su libretto di Giorgio Ferrara e René De Ceccatty, la consueta dialettica tra parola recitata e musica che caratterizza la tradizione musicale del melologo, si intreccia anche con il canto, in una moltiplicazione ulteriore di possibilità espressive. Il mito di un mostro terrificante si trasforma, in questo melologo, in un dramma “umano”: alla forza del Minotauro non s’accompagna il pensiero e la capacità di distinguere il bene dal male, la consapevolezza dei propri sentimenti, ma solo un sentire confuso e innocente, che fanno del mostro, del diverso, non un nemico, ma una vittima, un ingenuo condannato a vivere nel corpo di un essere mostruoso. A lui si contrappone l’uomo come reale carnefice, capace d’inganno e falsa amicizia – qui rappresentato da Arianna, sorellastra del Minotauro perché figlia della stessa madre Pasifae. […] La partitura musicale è ricca di contrasti che raccontano la doppia anima del Minotauro e la sua confusione: spesso ad aggressivi ostinati ritmici si alternano momenti immobili e rarefatti, durante i quali il Minotauro si interroga, dialoga con sé stesso, sogna di essere un uomo. La musica incastona le linee vocali dei protagonisti e diventa protagonista esso stesso in alcuni snodi formali dell’azione».
A seguire, Nocturnes, trittico sinfonico per coro femminile e orchestra composto da Claude Debussy tra il 1897 e il 1899. La prima esecuzione si tenne a Parigi nel 1901. Nocturnes è una composizione dai tratti originali, innovativa sia nel contenuto armonico-melodico, sia nella struttura formale. Debussy si avvicina alla forma del poema sinfonico, ma l’unico vero programma di riferimento si trova proprio nel titolo, che vuole suggerire le suggestioni evocate, mantenendo ampio spazio di interpretazione. Ciascuno dei tre notturni – Nuages, Fètes e Sirènes – procede secondo un percorso proprio e svincolato da ogni necessità di un orientamento predefinito. Così Debussy descrive il proprio lavoro nella nota introduttiva a Nocturnes: «Il titolo Nocturnes vuole assumere qui un significato più generale e soprattutto più decorativo. Non si tratta dunque della forma abituale del Notturno, ma di tutto ciò che la parola contiene di impressioni e di luci particolari. Nuages: è l’aspetto immutabile del cielo con la lenta e malinconica processione delle nuvole, che termina in una grigia agonia dolcemente tinta di bianco. Fétes: è il movimento, il ritmo danzante dell’atmosfera con bagliori di luce improvvisa, è anche l’episodio di un corteo (visione abbagliante e chimerica) che passa attraverso la festa e vi si confonde; ma il fondo rimane, ostinato, ed è sempre la festa con la sua mescolanza di musica, di polvere luminosa, che partecipa a un ritmo totale. Sirènes: è il mare e il suo ritmo innumerevole, poi, tra le onde argentate di luna, si ode, ride e passa il canto misterioso delle sirene».
Il programma si conclude con le Danze sinfoniche op. 45 di Sergej Rachmaninov, composte nel 1940. La prima esecuzione delle Danze si tenne a Philadelphia nel gennaio del 1941, e con esse si chiude il catalogo del compositore, che sarebbe mancato solo due anni più tardi, nel 1943. Rachmaninov struttura il brano come una sinfonia in tre tempi, in cui la componente ritmica di ciascun movimento è il principale riferimento alla musica per danza. In esse il compositore racchiude molti degli elementi che caratterizzano il suo stile, come la ricchezza del colore – con un organico ampio e dal grande potenziale espressivo – il frequente rimando a temi propri del folklore russo, più che mai cari al compositore rifugiato negli Stati Uniti, nonché temi della tradizione religiosa russa ed europea. Le Danze sinfoniche si possono considerare un vero e proprio testamento artistico di Rachmaninov, che a margine della partitura autografa scrisse «Ti ringrazio, Signore».
Ludovica Gelpi