Dedicato a Ferruccio Busoni (1866-1924) nel centenario della morte e ad Arnold Schönberg (1874-1951) nel centocinquantesimo anniversario della nascita
FERRUCCIO BUSONI
2 Hebräische Melodien op. 15
FRANZ SCHREKER
5 Lieder op. 4
ALBAN BERG
4 Lieder op. 2
ALEXANDER ZEMLINSKY
Walzer-Gesänge op. 6
ARNOLD SHÖNBERG
Quattro Lieder op. 2
FERRUCCIO BUSONI
Lied des Brander KV 299
Lied des Mephistopheles KV 278a
Soprano
Sofia Pezzi
Tenore
Matteo Michi
Baritoni
Matteo Armanino
Tiziano Tassi
Pianoforte
Claudio Marino Moretti
In collaborazione con il Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni di Empoli
Di Ferruccio Busoni (1866-1924) si celebra quest’anno il centenario della morte. Sebbene durante la sua vita Busoni sia stato acclamato soprattutto come pianista, attività per la quale godeva di considerazione quasi senza pari in tutta Europa, dalla seconda metà del secolo scorso anche le sue composizioni sono state rivalutate, entrando a pieno titolo a far parte del repertorio italiano di fine Ottocento e inizio Novecento. Al pianoforte, suo strumento prediletto, Busoni dedicò la maggior parte delle sue composizioni (si annoverano nel suo catalogo anche diversi lavori sinfonici e due opere di teatro musicale), i lavori di musica vocale da camera non sono numerosi, ma il compositore vi si dedicò durante tutto l’arco della sua vita. Le 2 Hebräische Melodien risalgono al periodo giovanile, vennero composte entrambe a Vienna nel 1883. Per l’occasione, Busoni stesso tradusse in tedesco i due testi di George Byron che poi musicò (Ich sah die Thräne – Ho visto una lacrima, e An Babylons Wassern – Sulle acque di Babilonia). È evidente nella scrittura del giovane Busoni l’ispirazione romantica, alla quale si aggiunge lo spirito esotico dato dall’uso di scale e motivi tratti dalla musica tradizionale ebraica. Il Lied des Brander e il Lied des Mephistopheles, entrambi del 1918, appartengono invece alla maturità del compositore e sono entrambi su testi tratti dal Faust di Goethe. Qui la ricerca di Busoni si fa più sfaccettata per quanto riguarda l’espressività vocale, complice anche la recente esperienza con la composizione delle opere Arlecchino e Turandot, e trasmettono lo spirito vivace e ironico dei due testi goethiani.
Anche i lavori di Franz Schreker (1878-1934) vennero poco considerati per lungo tempo, nel caso del compositore austriaco la ragione fu la pesante censura antisemita del regime nazista. In tempi recenti però molta parte del suo catalogo – in particolare titoli operistici come Der ferne Klang e Die Gezheichneten – è stata riscoperta portando alla luce la preziosa sensibilità del compositore, legata agli sviluppi postromantici e impressionisti di fine Ottocento ma anche aperta alla ricerca di nuove soluzioni armoniche. Durante i suoi anni di attività Schreker compose circa cinquanta Lieder, i quali testimoniano passo passo la sua evoluzione stilistica. I cinque Lieder op. 4 per soprano e pianoforte vennero composti attorno al 1899 su testi di Leo Tolstoy, Karl von Lemayer, Theodor Storm, Julius Sturm e Ernst Scherenberg incentrati sul tema dell’amore. La scrittura si rifà principalmente alla tradizione tardo-romantica, ma accoglie riferimenti vari, tra i quali anche Saint-Saëns e Liszt.
I quattro Lieder op. 2 di Alban Berg risalgono al 1910. Il compositore aveva da poco terminato gli studi e iniziato ad insegnare, in quel periodo la sua ricerca era profondamente connotata dal bisogno di trovare schemi alternativi al sistema tonale, anche grazie all’influenza di Arnold Schönberg. I Lieder op. 2 (Schlafen, schlafen su testo di Friedrich Hebbel, Schlafend trägt man mich, Nun ich der Riesen Stärksten e Warm die Lüfte su testi di Alfred Mombert) sono una chiara testimonianza della tensione che ha caratterizzato il passaggio dai modelli precedenti all’affermazione del proprio stile e alla nascita della Seconda Scuola di Vienna. L’intreccio della linea vocale e di quella pianistica, con un frequente uso di cromatismi e intervalli inconsueti, già tende a quel principio di “emancipazione della dissonanza” che avrebbe caratterizzato le composizioni degli anni a venire.
Alexander Zemlinsky (1871-1942) è stato conosciuto in vita soprattutto come direttore d’orchestra. In questa veste fu uno strenuo difensore delle musiche d’avanguardia di Schönberg, Berg e Webern, che diresse in diverse occasioni. Ciò nonostante, nella scrittura Zemlinsky si associò soprattutto a Mahler, sua principale ispirazione stilistica. Il compositore frequentò con costanza la musica vocale da camera, realizzando diverse raccolte di canzoni sino ai suoi ultimi anni di attività. I Walzer-Gesänge op. 6 per soprano e pianoforte, su testi dello storico e poeta Ferdinand Gregorovius, sono un lavoro del 1898 che il compositore avrebbe concluso e pubblicato l’anno seguente. Alle suggestioni amorose e malinconiche dei testi si unisce una scrittura musicale raffinata e espressiva, densa e a propria volta venata da una sottile nostalgia.
Arnold Schönberg (di cui si celebrano quest’anno i centocinquant’anni della nascita), compose i suoi quattro Lieder op. 2 tra il 1899 e il 1900. La raccolta appartiene al primo periodo artistico del compositore, ed è dunque precedente allo sviluppo delle sue più celebri intuizioni armoniche, alla teoria dodecafonica e all’elaborazione del serialismo in senso lato. Per questo lavoro Schönberg impiegò tre testi del poeta Richard Dehmel (Erwartung, Schenk mir Deinen goldenen Kamm e Erhebung) e uno di Johannes Schlaf (Waldsonne). Particolarmente ispirato dal contenuto poetico, il compositore realizzò quattro liriche sorprendentemente evocative, che ricordano modelli tardoromantici quali Brahms e Wagner.
Ludovica Gelpi