JOHANNES BRAHMS
Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in si bemolle maggiore op. 83
DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ
Sinfonia n. 1 in fa minore op. 10
Pianoforte
Michele Campanella*
Direttore
Donato Renzetti
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
*Si comunica che, a causa dell’improvvisa indisposizione di Michele Campanella, il solista del Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in si bemolle maggiore op. 83 di Johannes Brahms sarà Alexander Romanovsky, che la Direzione del Teatro ringrazia sentitamente per la disponibilità.
Brahms cominciò a lavorare al suo secondo Concerto per pianoforte e orchestra nel 1878. Solo tre anni più tardi, nel 1881, avrebbe terminato la composizione in vista della prima esecuzione il 9 novembre di quell’anno a Budapest. Se il primo Concerto per pianoforte e orchestra risale al 1858, ovvero al primo periodo artistico del compositore in cui era centrale la musica per pianoforte, il secondo appartiene ad un momento in cui Brahms stava approfondendo la scrittura orchestrale: nel ’77 aveva concluso la sua seconda Sinfonia, negli stessi anni avrebbe iniziato a lavorare alla Terza e alla Quarta, nonché ad altri brani orchestrali celebri come l’Ouverture Accademica e il Concerto per violino. La lunga lavorazione e l’intensa pratica sinfonica si risolsero in un Concerto singolarmente ampio, in cui sia la scrittura orchestrale sia quella pianistica sono di notevole densità. Il secondo Concerto si articola in quattro movimenti: Allegro non troppo, Allegro appassionato, Andante e Allegretto grazioso. L’Allegro non troppo, in forma sonata, è ampliato da una doppia esposizione, il principio di elaborazione e sviluppo del materiale tematico si afferma in un ricco intreccio anche nel secondo e nel quarto movimento, quest’ultimo racchiude i momenti di maggior virtuosismo. Più lirico e romantico è invece l’Andante, in forma tripartita, in cui il tema principale è introdotto dal violoncello.
Šostakovič compose la sua Prima Sinfonia nel 1925, come ultimo esame per il diploma in Composizione al Conservatorio di San Pietroburgo. L’anno successivo la composizione venne eseguita per la prima volta a Leningrado con la direzione di Nikolaj Malko. Nonostante si tratti del primo lavoro sinfonico di uno Šostakovič appena diciannovenne, il linguaggio musicale è già personale e definito da originali scelte timbriche e ritmiche, tra momenti dal brillante guizzo ironico e altri di maggior dolcezza e lirismo. Il primo movimento Allegretto – Allegro non troppo sembra evocare da lontano il sinfonismo russo tardo-ottocentesco, ma Šostakovič impiega una scrittura volta ad esaltare i timbri dei singoli strumenti isolandoli alternativamente di passaggio in passaggio, realizzando un discorso musicale innovativo e dal carattere affascinante e giocoso. Segue un Allegro dal ritmo di marcia, è a propria volta a tratti umoristico e a tratti misterioso, con un’importante presenza delle percussioni. Il Lento si apre con un tema affidato all’oboe, a cui risponde il violoncello, in un’atmosfera lirica e sviluppata in un crescendo di tensione punteggiato dagli echi della marcia precedente. L’ultimo movimento, che si apre dopo un rullo di tamburi, crea un contrasto tra le sezioni Lento-Adagio e Largo, e Allegro molto e Presto. Le prime si sviluppano quasi in continuità con il terzo movimento, le seconde raggiungono l’apice di brillantezza e densità orchestrale.