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VE 29/03/2024 Ore 20:00 Biglietti non più disponibili
Dove:
Opera Carlo Felice Genova

Durata:
Durata complessiva: 1 ora e 6 minuti

 

 

 

CONCERTO DI PASQUA I

Claudio Marino Moretti dirige il coro dell’Opera Carlo Felice di Genova

GIACOMO PUCCINI
Requiem per coro, viola e organo

ANTONIN DVOŘÁK
Stabat Mater per soli, coro e pianoforte op. 58 (versione 1876)
In occasione del progetto “Genova Capitale del Medioevo” 2024

Viola
Eleonora De Poi

Soprano
Angelica Disanto

Mezzosoprano
Alena Sautier

Tenore
Antonio Mandrillo

Basso
Roberto Lorenzi

Pianoforte e organo
Patrizia Priarone

Direttore
Claudio Marino Moretti

Coro dell’Opera Carlo Felice Genova

Il Requiem di Giacomo Puccini, composto nel 1905 in occasione del quarto anniversario della morte di Giuseppe Verdi, è rimasto per diversi anni tra le carte private del compositore. Solo nel 1976 ne venne curata la prima pubblicazione. La partitura, commissionata da Giulio Ricordi, fu con buone probabilità composta di getto, nell’arco di una giornata. La prima esecuzione si tenne il 15 febbraio 1905 alla Casa di Riposo per Musicisti di Milano, dove Verdi aveva risieduto nei suoi ultimi anni, per un ristretto gruppo di ospiti. Uno degli elementi più singolari del Requiem è la scelta dell’organico: coro, viola e organo. Il brano, il cui testo è la preghiera Requiem aeternam, si apre con un Largo. Alla breve introduzione organistica segue una prima esposizione del testo da parte del coro all’unisono accompagnato dall’organo. La sezione centrale, Calmissimo, vede invece un dialogo tra organo e viola, il tema «con molto sentimento» affidato alla stessa è la melodia più “pucciniana” del brano, a cui presto si aggiunge il coro a tre voci in un crescendo di lirismo. L’ultima sezione del Requiem è una ripresa del primo Largo arricchita dalla presenza della viola che ricorda il tema centrale. Sebbene non si abbia traccia di altre esecuzioni del Requiem nei primi anni dalla composizione, è proprio in memoria di Puccini stesso che il brano venne eseguito dal coro degli studenti del Conservatorio di Milano il 29 dicembre 1924.

Lo Stabat Mater di Antonin Dvořàk, nella prima versione per soli, coro, e pianoforte risale al 1876 (in seguito il componitore ne avrebbe approntato una versione per soli, coro e orchestra). Dvořàk viveva in quel periodo un momento di lutto famigliare, avendo da poco perso i figli Růženka e Otakar, la ripresa musicale della sequenza di Jacopone da Todi assume dunque un significato molto profondo e intimo. Lo Stabat Mater, il primo ampio lavoro corale del compositore, è suddiviso in dieci sezioni – in ciascuna vengono ripresi tre o sei versi del testo medievale – che alternano momenti solistici e momenti corali. Già dall’introduzione strumentale si percepisce uno degli elementi più singolari del brano: una personalissima rielaborazioni di stili e affetti diversi. Sebbene il tono generale si mantenga grave e meditativo, non mancano momenti di maggior serenità (il modo minore si alterna al maggiore), così come le interpolazioni di temi popolari tanto care al compositore. La sequenza medievale mantiene da un lato la consueta magnificenza liturgica, dall’altro viene arricchita da un sistema di influenze che molto deve alla tradizione settecentesca e in particolare alla tradizione romantica. La prima esecuzione dello Stabat Mater si tenne a Praga nel 1880, per essere seguita tre anni dopo da una acclamatissima ripresa londinese.

Ludovica Gelpi

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