Mitologia gaia in tre atti di Richard Strauss, libretto di Joseph Gregor
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Prima rappresentazione italiana della versione originale
con complessi artistici italiani
Personaggi e interpreti:
Jupiter
Scott Hendricks
Merkur
Timothy Oliver
Pollux
Tuomas Katajala
Danae
Angela Meade
Xanthe
Valentina Farcas
Midas
John Matthew Myers
Erste König
Albert Memeti
Zweite König
Eamonn Mulhall
Dritte König
Nicolas Legoux
Vierte König
John Paul Huckle
Semele
Anna Graf
Europa
Agnieszka Adamczak
Alkmene
Hagar Sharvit
Leda
Valentina Stadler
Vier Wächter
Domenico Apollonio
Bernardo Pellegrini/Davide Canepa (13, 16)
Luca Romano
Andrea Scannerini
Eine Stimme
Valeria Saladino
Maestro concertatore e direttore
Michael Zlabinger
Regia
Laurence Dale
Scene e costumi
Gary McCann
Luci
John Bishop
Coreografo e regista collaboratore
Carmine De Amicis
Costumista collaboratore
Gabriella Ingram
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS
Danzatori
Daniele Bracciale, Luca Cappai
Simone Cristofori, Giuseppe Sanniu
Mimi
Erika Melli, Roberto Pierantoni
Mimo acrobata
Davide Riminucci
Direttore allestimenti scenici
Luciano Novelli
Direttore musicale di palcoscenico
Simone Ori
Maestri di sala
Sirio Restani, Antonella Poli
Maestri di palcoscenico
Andrea Gastaldo, Anna Maria Pascarella
altro Maestro del Coro
Patrizia Priarone
Maestro alle luci
Luca Salin
Maestro ai sopratitoli
Simone Giusto
Responsabile archivio musicale
Simone Brizio
Direttore di scena
Alessandro Pastorino
Vice Direttore di scena
Sumireko Inui
Responsabile movimentazione consolle
Andrea Musenich
Caporeparto macchinisti
Gianni Cois
Caporeparto elettricisti/cabina luci
Marco Gerli
Caporeparto attrezzisti
Tiziano Baradel
Caporeparto audio/video
Walter Ivaldi
Caporeparto sartoria, calzoleria, trucco e parrucche
Elena Pirino
Coordinatore trucco e parrucco
Raul Ivaldi
Assistente alla regia
Lydia Rotter
Assistente alle scene
Gloria Bolchini
Scene, attrezzeria e costumi
Fondazione Teatro Carlo Felice
Attrezzeria
E. Rancati
Calzature
Epoca
Parrucche
Audello Teatro
Sopratitoli a cura di
Enrica Apparuti
L’opera in breve
di Ludovica Gelpi
Die Liebe der Danae (L’amore di Danae) è l’ultimo grande lavoro realizzato da Richard Strauss. La composizione iniziò sul finire degli anni Trenta, Strauss lavorò insieme al librettista Joseph Gregor il quale adattò una bozza di libretto già realizzata sempre per Strauss da Hugo von Hofmannsthal nel 1920, dal titolo Danae, o il matrimonio di convenienza. Si trattava di una mitologia gaia in tre atti. Com’è noto, già in passato il compositore si era ispirato al mondo dell’Antica Grecia, basta citare i noti esempi di titoli come Elektra e Die ägyptische Helena, date le contingenze storiche sorprende invece la scelta del genere comico. In quel periodo l’ascesa del nazismo aveva profondamente scosso Strauss, il quale assisteva ai profondi sconvolgimenti socio-politici e culturali della sua amata Germania, per lui ormai irriconoscibile. Die Liebe der Danae fu compiuta nel giugno del 1940. La prima rappresentazione si sarebbe dovuta tenere al Festival di Salisburgo nell’agosto del 1944, ma solo poche settimane prima, a causa del tentato omicidio di Hitler, Goebbels fece chiudere tutti i teatri. Venne concessa in via eccezionale una prova generale a porte chiuse, alla presenza di un numero ridotto di ospiti tra cui il compositore e con la direzione di Clemens Krauss. Strauss augurò a sé, ai musicisti e agli interpreti di poter portare di nuovo in scena Danae in tempi migliori, purtroppo tale speranza non si avverò, il compositore morì nel 1949. Danae sarebbe stata finalmente presentata al grande pubblico solo tre anni più tardi, di nuovo al Festival di Salisburgo e con la direzione di Krauss, il 14 agosto 1952.
La storia si snoda principalmente attorno ai tre protagonisti: Danae, figlia dell’indebitato Re Polluce, misteriosamente affascinata dal sogno di una pioggia d’oro che la ricopre e riempie di gioia, Jupiter, ossessionato dall’idea di conquistare la ragazza, e Midas, in passato modesto pastore di asini ed ora trasportato in un mondo di palazzi splendenti e poteri soprannaturali secondo i piani di Jupiter. Nessuno dei tre ha una connotazione comica, sono per lo più Polluce, i quattro re e le quattro regine a creare una cornice buffa. Il personaggio di Danae, profondamente lirico, si caratterizza per l’enigma che i suoi sentimenti rappresentano (Nel profondo dell’anima, / inaccessibile, / enigma per il dio, / enigma per l’uomo / sta l’amore di Danae). Jupiter è insolitamente sfaccettato sul piano psicologico, prepotente e irascibile, desideroso di conquistare Danae, ma anche sinceramente innamorato e, in particolare nel terzo atto, vulnerabile. Midas è il più “classico” personaggio operistico, il tenore innamorato, dapprima in balìa della volontà di Jupiter e poi pronto a sfidare il dio e a perdere il suo potere per rimanere insieme all’amata Danae. Lo svolgimento drammaturgico è singolare in quanto inizialmente l’opera doveva concludersi con i primi due atti. Sul finire del secondo, Danae deve scegliere tra l’amore sincero di Midas e le promesse di ricchezza fattegli da Jupiter. Il climax di tensione si scioglie quando lei pronuncia il nome di Midas, e la trama è di per sé risolta. Il terzo atto è uno spazio drammaturgico e musicale inaspettato, eppure luogo di una riflessione fondamentale nell’economia del tutto. Jupiter cerca un ultimo contatto con Danae, assume le sembianze di un viandante e la visita nella capanna dove lei e Midas vivono in povertà. Quando Danae, nonostante tutto, si dichiara sempre innamorata di Midas, Jupiter rinuncia per sempre a lei e la benedice. Questo finale ha un impatto di grande significato sia per la caratterizzazione del personaggio di Jupiter sia per il modo in cui vengono trattati i temi di amore e povertà, non tipici del racconto mitologico quanto invece di una parabola di ispirazione cristiana.
La scrittura di Strauss racchiude con estrema efficacia l’espressione del proprio percorso artistico e quindi l’estetica di quella cultura tedesca che sembrava oramai perduta. Non esiste riferimento alle avanguardie novecentesche che si erano già ampiamente sviluppate nell’Europa degli anni Venti e Trenta. Impasti sonori ricchi, linee e trame articolate, splendenti e dorate come la pioggia che Danae si vede cadere addosso in sogno, si uniscono nella portata evocativa tipica della musica di Strauss, la «sensuale materialità» che la contraddistingue. Indissolubile è il legame del compositore con quella temperie culturale squisitamente tedesca e tardo-ottocentesca dalla quale qui sembra congedarsi, sul finire del proprio tempo, con uno slancio di intensissima vitalità. Una luminosa celebrazione del senso della fine.