Farsa musicale in quattro atti di Nino Rota, libretto proprio e di Ernesta Rinaldi dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel
Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège
Personaggi e interpreti:
Fadinard
Marco Ciaponi
Nonancourt
Nicola Ulivieri
Beaupertuis/Emilio
Paolo Bordogna
Lo zio Vezinet
Didier Pieri
Felice
Gianluca Moro
Achille di Rosalba/Una guardia
Blagoj Nacoski
Un caporale delle guardie
Franco Rios Castro
Elena
Benedetta Torre
Anaide
Giulia Bolcato
La modista
Marika Colasanto
La Baronessa di Champigny
Sonia Ganassi
Minardi
Federico Mazzucco
Maestro concertatore e direttore
Giampaolo Bisanti
Regia
Damiano Michieletto
Scene
Paolo Fantin
Costumi
Silvia Aymonino
Luci
Luciano Novelli
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Direttore allestimenti scenici
Luciano Novelli
Direttore musicale di palcoscenico
Simone Ori
Maestri di sala
Sirio Restani, Antonella Poli
Maestri di palcoscenico
Andrea Gastaldo, Anna Maria Pascarella
altro Maestro del Coro
Patrizia Priarone
Maestro alle luci
Luca Salin
Maestro ai sopratitoli
Simone Giusto
Assistente alla regia
Paola Ornati
Responsabile archivio musicale
Simone Brizio
Direttore di scena
Alessandro Pastorino
Vice Direttore di scena
Sumireko Inui
Responsabile movimentazione consolle
Andrea Musenich
Caporeparto macchinisti
Gianni Cois
Caporeparto elettricisti/cabina luci
Marco Gerli
Caporeparto attrezzisti
Tiziano Baradel
Caporeparto audio/video
Walter Ivaldi
Caporeparto sartoria, calzoleria, trucco e parrucche
Elena Pirino
Coordinatore trucco e parrucco
Raul Ivaldi
Scene e attrezzeria
Fondazione Teatro Carlo Felice
Costumi
Low Costume-Sartoria Nori-Tirelli
Calzature
Pompei
Parrucche
Mario Audello
Sopratitoli a cura di
Enrica Apparuti
L’opera in breve
di Ludovica Gelpi
Nino Rota è spesso associato alle moltissime colonne sonore di grande successo da lui composte tra gli anni Trenta – quando appena ventiduenne compose le musiche per Treno popolare di Raffaello Matarazzo – e gli anni Settanta. Tra le più note quelle realizzate per Federico Fellini come 8½, Giulietta degli spiriti e Amarcord, o per Francis Ford Coppola (The Godfather part I e part II). Il suo catalogo ospita però anche un gran numero di composizioni che spaziano dalla musica per pianoforte alla musica da camera e ancora alla musica sinfonica e a undici titoli di teatro musicale – Il cappello di paglia di Firenze è tra questi ultimi il più fortunato.
Era il 1945 e in un’Italia sconvolta dalla guerra Rota aveva una carriera compositiva avviata. In ambito operistico aveva già realizzato tre lavori: Il principe porcaro (composto a soli tredici anni nel 1925, rappresentato postumo nel 2003), Ariodante (1942) e Torquemada (1943). Rispetto ai recenti Ariodante e Torquemada, il compositore volle con Il cappello realizzare qualcosa di nuovo, sia in ambito tematico esplorando il genere buffo, sia ampliando il suo linguaggio compositivo. Insieme alla madre Ernesta Rinaldi, autrice e musicista, Rota lavorò quindi all’adattamento a libretto d’opera della commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel, del 1851. Si trattava di una farsa in cinque atti particolarmente calzante come soggetto per una trasposizione operistica, avendo già in sé molti degli aspetti narrativi tipici dell’opera buffa sette-ottocentesca, a partire dai personaggi: due giovani sposi innamorati, un suocero burbero e contrario alla loro unione, un’improbabile coppia di amanti clandestini, un marito geloso, uno zio sordo, e così via. Un espediente semplice e bizzarro come la necessità di trovare un cappello di paglia di Firenze diventa il punto di partenza ideale per creare infinite possibilità comiche e situazioni sempre più esilaranti. Nell’adattamento Rota-Rinaldi la suddivisione è in quattro atti, ma salvo alcune modifiche minori la trama è fedele all’originale di Labiche e Michel.
Il ritmo è un elemento centrale, punto chiave drammaturgico e musicale. Dal principio della narrazione appare chiaro il carattere brillante dell’opera, il primo atto già procede in modo sostenuto, Fadinard racconta allo zio Vézinet l’incidente del cappello, arrivano Anaide ed Emilio, poi Elena e Nonancourt e inizia la rocambolesca “caccia al cappello” del protagonista. Il secondo atto si fa più denso con una parte iniziale nell’allegro negozio della modista e poi la chiassosa e farsesca visita al palazzo della baronessa. Il terzo atto, ancora più assurdo, si svolge a casa del prima sconsolato e poi iroso Beaupertuis per finire con il vorticoso andirivieni in piazza dell’ultimo atto. E proprio nel ritmo dell’opera si trova il suo cuore comico, nella pulsazione continua e sempre più frenetica, nella tenacia via via più folle di Fadinard, nell’ostinazione del corteo di nozze che segue ciecamente il protagonista generando scompiglio in ogni dove. Al ritmo drammaturgico si coniuga alla perfezione quello del discorso musicale, nel quale Rota sfoggia una ricchissima gamma di sfumature. Si tratta di una scrittura profondamente legata alla tradizione su un piano tecnico, esclusivamente tonale e lontana dalla ricerca che vedeva impegnati molti contemporanei attorno a nuove tecniche compositive. La “premessa tradizionale” è qui l’opera del Settecento e dell’Ottocento, che Rota rilegge e reinterpreta con uno sguardo nuovo e luminoso, facendo anche tesoro dell’esperienza maturata in ambito cinematografico. In particolare, la caratterizzazione quasi stereotipata dei personaggi viene sfruttata dal compositore per creare un affresco gioioso e ironico della storia dell’opera, citando tramite i diversi personaggi vari stili da Mozart, a Rossini a Donizetti.
La prima rappresentazione del Cappello di paglia di Firenze si tenne il 21 aprile 1955, dieci anni dopo la composizione. La calorosa accoglienza suscitò molta curiosità attorno all’opera, che venne presto ripresa anche da registi illustri come Giorgio Strehler e Pierluigi Pizzi diventando uno dei titoli più amati del compositore e un esempio unico nel suo genere di opera buffa novecentesca.