WOLFGANG AMADEUS MOZART
La Betulia liberata K. 118
su libretto di Pietro Metastasio, selezione dall’oratorio
Cabri / Amital
Angelica Disanto
Giuditta
Antonia Fino
Ozia
Luigi Morassi
Achior
Omar Cepparolli
Direttore
Diego Fasolis
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
La Betulia liberata è un oratorio sacro in due parti composto da Mozart tra Padova e Salisburgo nei mesi di marzo e aprile 1771. L’oratorio era stato commissionato proprio da Padova per la Quaresima dell’anno successivo, ma non si hanno notizie di una effettiva esecuzione dell’oratorio durante la vita del compositore. Il libretto è conforme alla poetica dell’autore, Pietro Metastasio, che si proponeva di rendere di nuovo protagonista del genere oratorio il rigore morale dei riferimenti religiosi (in particolare l’Antico Testamento), in netto contrasto con l’introduzione di argomenti sensazionalistici. Il testo di Metastasio segue l’azione sacra tratta dal Libro di Giuditta con uno stile formale lineare. Nella prima parte dell’oratorio, la città di Betulia è assediata da Oloferne, condottiero assiro. Giuditta, nobile vedova di Manasse, venuta a sapere di una possibile resa, incita con forza il popolo di Betulia (tra cui la nobildonna Amital e i capi del popolo Cabri e Carmi) a non cedere, e a pregare per un misterioso avvenimento che sta per compiersi. Mentre Achior (condottiero degli Ammoniti) e Ozia (governatore di Betulia) dibattono attorno al tema del politeismo e del monoteismo, Giuditta abbandona la città nello stupore generale. Nella seconda parte, Giuditta torna trionfante a Betulia recando la testa di Oloferne, e racconta ai cittadini l’uccisione dell’assiro. Achior si converte alla fede ebraica e rimane a Betulia, finalmente liberata dall’assedio.
Cimentandosi con questo genere Mozart ebbe come principali modelli gli oratori della scuola napoletana di Leonardo Leo e di Johann Adolf Hasse, riflettendo anche nella scelta del libretto metastasiano la vicinanza alla cultura italiana contemporanea. La scrittura di Mozart mantiene sempre vivo il dialogo tra solisti e orchestra, con una solenne tensione che viene introdotta sin dell’ouverture in tre tempi (Allegro – Andante – Presto) in re minore. Le arie sono ricche di intensa invenzione drammatica, e la centralità dell’espressione degli affetti è uno dei maggiori punti di contatto con gli autori della scuola napoletana.
Ludovica Gelpi