MAURICE RAVEL
Histoires naturelles
Su testi di Jules Renard
Mezzosoprano Maria Letizia Poltini
Cinq mélodies populaires grecques
Su testi popolari greci tradotti in francese da Michel Dmitri Calvocoressi
Soprano Eleonora Ronconi
Shéhérazade
Su testi di Tristan Klingsor
Soprano Adelaide Minnone
Don Quichotte à Dulcinée
Su testi di Paul Morand
Baritono Matteo Armanino
Pianoforte
Claudio Marino Moretti
Maurice Ravel è stato uno dei compositori più apprezzati della Francia del primo Novecento. Nella sua produzione, in cui al talento melodico e nell’orchestrazione si uniscono la spiccata raffinatezza armonica e una ricerca timbrica molto personale, il pianoforte ha un ruolo fondamentale. Ad esso sono dedicati diversi titoli del catalogo, sia per strumento solista sia in ambito cameristico, Ravel era inoltre solito comporre al pianoforte anche i brani orchestrali, dei quali è sempre presente la versione per pianoforte solo. Con la musica vocale da camera, unione tra il suo strumento, il pianoforte, voce e poesia, il compositore ebbe modo di esprimere nel profondo diversi aspetti del proprio pensiero artistico.
Nel 1906 Ravel compose il ciclo di canzoni intitolato Histoires naturelles. I testi del poeta Jules Renard gli furono di ispirazione sia nel contenuto – come in un piccolo bestiario, ciascuno dei cinque brani è dedicato ad un animale: il pavone, il grillo, il cigno, il martin pescatore e la faraona – sia nella metrica, costituita da versi molto lunghi che Ravel poté musicare in modo libero e assecondando la linea musicale. La prima esecuzione avvenne nel 1907, e non fu accolta con grande calore, venne infatti criticata da Renard stesso. Il pubblico fu probabilmente colto di sorpresa dallo stile quasi declamatorio del cantato che, non privo di ironia, era una cifra piuttosto avanguardistica. Pochi anni prima, attorno al 1904, il compositore si era dedicato alle Cinq Mélodies populaires greques. Ravel era molto affascinato dalla musica esotica, per la quale era nato un interesse generale proprio nel contesto parigino di fine Ottocento, e rimase molto colpito da alcune canzoni popolari della tradizione greca, che decise di mettere in musica. La traduzione dal greco al francese venne affidata all’amico e compagno di studi Michel Calvocoressi, scrittore e critico musicale. Fu quindi partendo dalle melodie greche che Ravel costruì un’armonizzazione unica, in grado di esaltare le melodie originali in una nuova veste. Quasi coeva, Shéréazade nasce a propria volta dalla fascinazione per l’esotico, in questo caso in ambito letterario. Diversi anni prima Ravel aveva pensato di creare un’opera basata sulle Mille e una notte, ma la composizione era rimasta solo abbozzata. Nel 1903, ispirato dai poemi di Tristan Klingsor, decise di riutilizzare parte dell’ouverture abbozzata in precedenza e creare un poema sinfonico per canto e orchestra dal titolo Shéréazade – anche nella versione per canto e pianoforte – suddiviso in tre parti: Asie, La flûte enchantée e L’indifférent. Nella musica, che esprime al meglio l’atmosfera fantastica ed evocativa delle favole orientali, si coglie in particolare l’influenza di Pelléas et Mélisande di Debussy, che solo pochi mesi prima era stato molto apprezzato da Ravel durante la sua prima messa in scena. Don Quichotte à Dulcinée è una raccolta di tre poemi risalente all’ultimo periodo di attività del compositore, tra il ’32 e il ’33. La destinazione originaria era cinematografica, la musica era stata commissionata a Ravel come colonna sonora di un film su Don Chisciotte di Wilhelm Pabs. Purtroppo la consegna non venne rispettata e per il film vennero utilizzate altre musiche. I tre poemi di Ravel sono composti su testi di Paul Morand, e sono tre liriche in cui il protagonista si rivolge all’amata Dulcinea. L’ispirazione musicale deriva dalla tradizione spagnola, della quale si ritrovano certi inconfondibili ritmi di danza popolare come lo zortziko e la jota. Qui, alla consueta espressività melodica si unisce la padronanza del compositore all’apice della sua maturità.