BENJAMIN BRITTEN
Canticle II Abraham and Isaac op. 51
per mezzosoprano, tenore e pianoforte
Mezzosoprano
Maria Letizia Poltini
Tenore
Matteo Michi
GERALD FINZI
Let Us Garlands Bring op. 18
per baritono e pianoforte
Baritono
Matteo Armanino
GUSTAV HOLST
Humbert Wolfe Songs op. 48
per soprano e pianoforte
Soprano
Mariasole Mainini
Pianoforte
Claudio Marino Moretti
Abraham and Isaac è il secondo dei Canticles di Benjamin Britten, composto nel 1952 per Kathleen Ferrier e Peter Pears. Il ‘cantico’ è qui inteso come riduzione della cantata, in questo caso di argomento sacro, della quale si riprende la struttura in sezioni distinte e la natura drammatica ma non scenografica. Il testo, tratto dai medievali Chester Mistery Plays, ripercorre l’episodio biblico del Sacrificio di Isacco. La parte di Abramo è affidata al tenore, la parte di Isacco al mezzosoprano (o contralto), mentre la Voce di Dio è affidata ad entrambi. Nella composizione Britten impiega un linguaggio semplice, dove le linee vocali si snodano limpide accompagnate da un pianoforte sempre ben misurato. La raffinatezza di Britten prende forma attraverso una sottile varietà stilistica che diversifica ogni sezione senza alterare il carattere religioso della composizione.
Let Us Garlands Bring (o Shakespeare’s Songs) è una raccolta di cinque canzoni che Gerald Finzi compose tra il 1929 e il 1942 su testi tratti da Shakespeare. La prima esecuzione si tenne il 12 ottobre 1942, in occasione del settantesimo compleanno di Ralph Vaughan Williams, a cui la raccolta è dedicata. Finzi si dedicò a lungo alla composizione di liriche (il suo catalogo ne conta circa 60), con una speciale predilezione per la letteratura classica inglese e per la musica popolare, della quale fu grande studioso. In Let Us Garlads Bring convergono gli interessi letterari del compositore, con la rielaborazione in forma di canzone dei testi teatrali di Shakespeare, e la ricerca attorno alla musica tradizionale inglese. Le cinque canzoni – Come Away, Come Away, Death, Who is Silvia?, Fear No More the Heat o’ the Sun, O Mistress Mine e It Was a Lover and His Lass – alternano il tema dell’amore e quello della morte, alternanza ripresa musicalmente tra momenti più riflessivi e momenti più briosi.
La raccolta Twelve Humbert Wolfe Songs di Gustav Holst risale al 1930. Come da titolo, le dodici canzoni sono composte su altrettanti testi del poeta Humbert Wolfe. I temi affrontati sono vari, ritornano i riferimenti all’amore e alla morte, ma è centrale e la dimensione del sogno/fantasia, nella quale il poeta crea immagini e suggestioni forti di grande originalità. La scrittura di Holst è vivace e varia, e accompagna il testo nei repentini cambi di atmosfera e umore. Come Finzi, anche Holst aveva approfondito lo studio della musica tradizionale inglese, anche se nelle Humbert Wolfe Songs rimangono più evidenti i riferimenti contemporanei. In seguito alla morte del compositore, avvenuta nel 1934, la raccolta rimase inedita fino al 1968, quando la figlia Imogen coinvolse Benjamin Britten e Peter Pears nella prima registrazione, poi pubblicata con Decca.
Ludovica Gelpi