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DO 19/05/2024 Ore 11:00 Biglietti non più disponibili
Dove:
Teatro Carlo Felice – Primo foyer
Biglietti
Interi: 10 euro
Under 18: 5 euro
 
Durata
La durata complessiva è di 61 minuti senza intervallo
 
Al termine del concerto viene offerto un aperitivo al pubblico
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Novecenti Still Poems

Claudio Marino Moretti per gli appuntamenti con il novecento europeo: Aaron Copland, Samuel Barber

AARON COPLAND
Twelve Poems of Emily Dickinson
per soprano e pianoforte

SAMUEL BARBER
Hermit Songs op. 29
per soprano e pianoforte
Despite and still
op. 41
per soprano e pianoforte

Soprano
Silvia Frigato

Pianoforte
Claudio Marino Moretti

Nel catalogo di Aaron Copland figurano per la maggior parte composizioni orchestrali, tre sinfonie, molti brani sinfonici di natura rapsodica, e colonne sonore di alcuni tra i film americani più famosi degli anni ’30, ’40 e ’50 (Uomini e topi di Lewis Milestone, La nostra città di Sam Wood, L’ereditiera di William Wyler, con cui Copland vinse l’Oscar per la miglior composizione originale). Anche la musica da camera è stata un fondamentale mezzo espressivo del compositore, che si dedicò a lavori per pianoforte solo e voce e pianoforte. La raccolta Twelve Poems of Emily Dickinson non nacque come tale, ma si sviluppò naturalmente dall’interesse di Copland per le poesie di Emily Dickinson. La prima canzone realizzata fu The Chariot (Il carro), e via via il compositore musicò altri undici testi che poi incluse nella raccolta, eseguita per la prima volta il 18 maggio 1950 a New York, con Copland al pianoforte e Alice Howland. In una breve nota, il compositore scrisse: «Ogni canzone è pensata per essere completa in sé, ma preferisco che siano cantate come un ciclo. Sembrano avere un effetto cumulativo». Uno dei tratti comuni alle songs è la varietà, la musica riflette passo passo i versi poetici, i cui temi spaziano dal rapporto con la natura, all’amore, alla spiritualità. Le linee del pianoforte e della voce passano dall’intima introspezione a momenti di forte tensione e durezza, in una rielaborazione propria di diverse influenze, tra ritmi e melodie del folklore americano, jazz e musica colta europea. Di otto dei brani inclusi in Twelve Poems, il compositore realizzò negli anni successivi anche una versione per voce e orchestra.
Nel panorama americano del Novecento, Samuel Barber è uno dei compositori più legati alla tradizione romantica e tardo-romantica europea. Hermit Songs, una raccolta di dieci canzoni composta nel 1953, è uno tra i lavori di musica da camera più celebri di Barber, e trasmette il grande interesse del compositore per la cultura europea, in questo caso letteraria. Il compositore, affascinato dalla lettura di alcuni testi medievali scritti da monaci irlandesi, decise di realizzare un omaggio musicale alla vivace spiritualità che traspariva dagli antichi versi – servendosi in alcuni casi di trascrizioni e traduzioni realizzate da Wystan Hugh Auden, Chester Kallman, Howard Mumford Jones, Kenneth H. Jackson e Seán Ó Faoláin. Alcuni dei testi hanno una natura breve e quasi incisiva, è il caso di Church Bell at Night, Promiscuity e The Praises of God, altri hanno invece natura più meditativa ed estesa, come St. Ita’s Vision, The Monk and his Cat e The Desire for Hermitage. La scrittura di Barber asseconda la metrica originale, creando coesione e uniformità tra parola e musica, ed un effetto di grande espressività. Despite and Still, raccolta di cinque canzoni realizzata diversi anni dopo, nel 1968, e dedicata al soprano Leontyne Price, si sviluppa su un piano diverso. I testi, di Robert Graves, Theodore Roethke, James Joyce, esplorano temi più cupi, come la solitudine e la perdita dell’amore, attraverso linguaggi molto distanti tra loro. Qui Barber, che viveva un momento personale particolarmente difficile, esprime a pieno il suo profondo legame con la tradizione del Romanticismo musicale, ma anche influenze quali il primo Novecento europeo e la musica per film. La scrittura melodica più lineare e malinconica di titoli quali In the Wilderness e Solitary Hotel si alterna ai ritmi marcati e alle dissonanze talvolta ossessive di A Last Song, My Lizard e Despite and Still.

Ludovica Gelpi

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