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MA 07/05/2024 Ore 20:00 Acquista su VivaTicket o in Biglietteria
Dove:
Opera Carlo Felice Genova

Durata
Prima parte: 46 minuti
Intervallo: 20 minuti
Seconda parte: 35 minuti
Durata complessiva: 1 ora e 41 minuti

 

 

 

VIRTUOSI

Riccardo Minasi alla direzione dell’orchestra dell’Opera Carlo Felice. In programma Haydn, Devienne e Beethoven

FRANZ JOSEPH HAYDN
Sinfonia n. 82 in do maggiore L’ours (L’orso) Hob:I:82

FRANÇOIS DEVIENNE
Concerto per flauto e orchestra n.7 in mi minore

LUDWIG VAN BEETHOVEN
Sinfonia n. 5 in do minore op. 67

Flauto
Francesco Loi

Direttore
Riccardo Minasi

Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova

La Sinfonia n. 82 segna un momento particolare del percorso artistico di Franz Joseph Haydn: si tratta della prima delle sue sinfonie “parigine”, quindi del primo grande successo in Francia. Il titolo attributo al brano diversi anni dopo, L’ours (L’orso), si deve al tema iniziale dell’ultimo movimento, Vivace assai, che richiama l’incedere dell’animale. La Sinfonia venne composta a Esterhàz nel 1786 su commissione della società di concerti Les Concerts de la Loge Olympique, che avrebbe in seguito commissionato a Haydn anche le altre sei sinfonie parigine, la prima esecuzione si tenne a Parigi l’anno successivo. Un aspetto di ordine pratico segnò necessari sviluppi nella scrittura del compositore, l’orchestra dei Concerts era infatti di dimensioni ben superiori alle consuete, arrivando a contare fino ad un centinaio di professori d’orchestra; Haydn si cimentò dunque in una ancora più complessa gestione delle linee strumentali e dell’equilibrio tra tutti e soli, raggiungendo più elaborati livelli di articolazione. Il primo movimento, Vivace in forma sonata, si caratterizza per l’ampio uso del cromatismo e per un’atmosfera elettrica e guizzante. Segue un Allegretto che riprende un tema popolaresco in un gioco di richiami orchestrali. Il ritmo di danza e la leggerezza del Minuetto e Trio anticipano “l’ingresso in scena dell’orso”, con l’insistente do ribattuto dai bassi, l’orso viene accolto dall’orchestra in un’atmosfera festosa e vivace.
François Devienne (1759 – 1803) fu compositore, flautista e fagottista. Visse in Francia, dove raggiunse una certa notorietà negli anni della Rivoluzione grazie alla composizione di inni patriottici. Ancora più noto come flautista, fu anche didatta e teorico di tecnica flautistica. Il suo catalogo conta soprattutto lavori strumentali, per lo più cameristici, con diversi concerti per flauto, ma anche sinfonie e dodici opéras-comiques. Il Concerto per flauto e orchestra n. 7 in mi minore è una delle sue composizioni più eseguite, venne composto attorno alla metà degli anni ’80 e pubblicato nel 1787 a Parigi. Sin dall’incipit dell’Allegro iniziale, in particolare con il primo tema, si percepisce una reminiscenza mozartiana – frequentando le più prestigiose sale da concerto della capitale francese, è molto probabile che Devienne avesse avuto modo di avvicinarsi alle composizioni del compositore salisburghese – e spicca la virtuosa articolazione della linea del flauto, che richiede una tecnica raffinata e agile. Ancora diversa è la tecnica richiesta nell’Adagio, che mette in risalto le sonorità più dolci e liriche del flauto – non senza richiedere a propria volta grandi equilibrio e misuratezza tecnici, con ampi passaggi solistici. Il Rondò finale si apre con un ritornello leggero affidato al flauto; sin dalla prima strofa l’orchestra irrompe con vigore, da lì si apre un fitto e brillante dialogo tra solo e tutti.
La Quinta Sinfonia di Beethoven è uno dei più celebri capolavori del genere sinfonia. Con questa composizione, alla quale Beethoven lavorò per quattro anni tra il 1804 e il 1808, il compositore riunì la propria tecnica compositiva alla ricerca personale e filosofica, in una forma musicale pura ma fortemente evocativa. Il primo movimento si apre con un perentorio inciso, tre sol ribattuti e un mi, esposto e poi rielaborato e amplificato magnificamente, celebre è la definizione di Anton Schindler, musicista e amico di Beethoven: «è il destino che bussa alla porta». I forti contrasti del primo movimento – in forma sonata – tra il primo tema e il secondo, più dolce e cantabile, affermano con grande incisività il principio della forma stessa. L’Andante con moto è un tema con variazioni molto personale, con un tema principale e protagonista delle variazioni, e un tema secondario di accompagnamento dal carattere popolaresco. Il tema principale viene enunciato e poi elaborato con grande varietà sui piani ritmico e melodico e nell’orchestrazione, la tensione dell’orchestra si mantiene vibrante. Il terzo movimento, Allegro, si apre con un’atmosfera insolitamente scura, riecheggia il primo tema dell’Allegro con brio iniziale, in trepidante attesa dell’Allegro finale, trionfante e splendido momento di soluzione del contrasto iniziale. In Beethoven lo spirito illuminista conviveva con tormentati afflati romantici, un contrasto sempre presente, in modo più o meno esplicito. Con la Quinta, una sinfonia apparentemente rappresentativa di una tensione romantica, Beethoven realizza un sorprendente insieme di geometrie, proporzioni numeriche studiate nel dettaglio a fondamento di ciascuna scelta compositiva, dalle singole linee strumentali all’armonia e al ritmo, fino alla struttura formale, rappresentando in musica il trionfo dello spirito illuministico.

Ludovica Gelpi

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