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GI 23/05/2024 Ore 20:00 Biglietti non più disponibili
Dove:
Teatro Carlo Felice

Durata
Prima parte: 20 minuti
Intervallo: 20 minuti
Seconda parte: 45 minuti
Durata complessiva: 1 ora e 25 minuti

 

 

Dialoghi

Tito Ceccherini sul podio con l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice di Genova

FRANCESCO FILIDEI
I giardini di Vilnius
prima esecuzione italiana
Commissione della Fondazione Teatro Carlo Felice Genova, Radio France, Klangspuren Tirol New Music Festival e GAIDA Festival

JEAN SIBELIUS
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 23

Violoncello
Francesco Dillon

Direttore
Tito Ceccherini

Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova

I giardini di Vilnius è un concerto per violoncello e orchestra di Francesco Filidei, realizzato nel 2022 su commissione della Fondazione Teatro Carlo Felice, di Radio France, del Klangspuren Tirol New Music Festival e del GAIDA Festival, presentato in anteprima il 12 febbraio 2023 al Festival Présences di Radio France, e dedicato ai violoncellisti Sonia Wieder-Atherton e Francesco Dillon. Il brano, un movimento unico dove compaiono le indicazioni di tempo Instabile, sempre muovendo avanti…, Misterioso, a tempo, Allegro vivace e una Cadenza finale, si sviluppa come a ritrarre un ambiente sonoro labirintico nel quale la linea del violoncello incede cercando il proprio spazio. L’organico orchestrale prevede tra l’altro un ricco e vario set di percussioni, per un risultato timbrico di grande suggestione che evoca la dimensione della natura tra rombi, fischi e il cinguettio degli uccelli. Nei Giardini di Vilnius si alternano momenti di sospensione, in cui gli armonici di archi e i corni creano una speciale rarefazione del suono, e momenti di grande tensione e dissonanza, mentre il violoncello “visita” questo labirinto come sull’orlo dello smarrimento, trovando in alcuni passaggi quasi melodici la sua direzione. Si tratta dunque di un vero e proprio viaggio musicale, raccontato con grande raffinatezza e un’attenzione sottile alle più delicate sfumature sonore, che arriva ad una messa in discussione del proprio senso fino alla dissolvenza finale.
Jean Sibelius iniziò a lavorare alla sua Seconda Sinfonia nel 1901, durante un soggiorno a Rapallo. La prima esecuzione si sarebbe tenuta l’8 marzo dell’anno successivo a Helsinki, sotto la direzione del compositore stesso. In quel periodo Sibelius aveva raggiunto una certa notorietà grazie alla prima sinfonia (composta nel 1899), il suo stile era ampiamente riferito a diversi modelli europei, dal Classicismo al tardo-romanticismo, con una particolare ammirazione per la scrittura di Beethoven, ma il compositore si distingueva già per una sensibilità musicale molto personale. La Sinfonia, in re maggiore, ha una struttura formale chiaramente classica, con una suddivisione in quattro movimenti: Allegretto in forma sonata, Andante, Vivacissimo e Finale allegro moderato. Sin dal principio emergono due dei tratti principali della scrittura di Sibelius, ovvero l’immediatezza tematica, con motivi caratterizzati e riconoscibili, e la capacità di generare un complesso sistema orchestrale a partire da singole cellule, in una continua frammentazione e proliferazione dai colori ricercati e affascinanti. Ne è un chiaro esempio il tema dell’Allegro iniziale, una forma sonata articolata in modo personale, in cui la proliferazione tematica determina un’articolazione di grande naturalezza e continuità tra esposizione, sviluppo e ripresa. L’Andante che segue presenta un tema dal tono malinconico, affidato all’inizio al timbro caldo e profondo dei fagotti, che pian piano assume tinte tragiche in un climax di tensione. Il Vivacissimo, uno scherzo dal carattere brillante, rimanda ad alcuni temi popolari finnici ai quali il compositore era particolarmente legato, e che spesso echeggiano nei suoi lavori sinfonici. Il Finale, in forma di rondò, conclude trionfalmente la Sinfonia con il ritorno alla tonalità di re maggiore.

Ludovica Gelpi

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